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Il libro. “Il falegname – da Guspini a Shanghai” di Salvatore D’Incertopadre.

Di Cora Craus –

Il romanzo di Salvatore D’Incertopadre “Il falegname – Da Guspini a Shanghai” è una storia bella ed edificante che attraversa le brutture della storia sociale e politica italiana del secolo scorso, lambisce quella europea e mondiale e getta uno sguardo sulla guerra civile italiana all’indomani della Seconda guerra mondiale. Un romanzo di agevole lettura dove l’autore, pur rimanendo fedele alla sua autentica cifra stilistica, cioè la ricostruzione storica, dà vita “a una cartografia” delle emozioni il cui focus è l’amicizia tra Matteo, il protagonista, e Paolo l’antagonista.

All’interno del romanzo non manca una delicata, sorprendente e tragica storia d’amore che chiede fiducia. E di nuovo l’amicizia, basata sulla stima per la famiglia, che spinge Don Anselmo, prete romagnolo dell’ordine dei salesiani “confinato” in Sardegna a causa delle sue inesistenti simpatie politiche per il regime, a prendere a cuore il futuro del piccolo Matteo. Protagonista assoluta, insieme a Matteo, è la città di Torino, una scelta dell’autore che crediamo dovuta al suo importante passato da sindacalista nella Cgil.

Una storia piena di “coincidenze fortunose” che le qualità del giovanissimo protagonista: il talento, la disponibilità al sacrificio e al lavoro duro, l’innata onestà e predisposizione alla pace e al rispetto per l’essere umano in sé. Caratteristiche che lo portano sotto l’ala protettrice di Don Settimio, altro prete salesiano e preside del collegio /scuola torinese dove Matteo, il piccolo sardo crescerà e costruirà il suo mondo.

Il romanzo, in controluce, è anche un riconoscimento al coraggio dei Salesiani e della Chiesa, spesso accusata di eccessiva accettazione del regime fascista. La scrittura chiara e lineare decanta la complessità dell’intreccio dei fatti: siamo in piena Seconda guerra mondiale, vissuta e raccontata attraverso il cuore e il sentire della città sabauda.

In “Il falegname – da Guspino a Shanghai” (Ed. Aletti –  pag.198 –  €16) l’autore, grazie alla narrazione di sentimenti delicati e violenti, di passioni politiche e mitezza di rocciose convinzioni di libertà per tutti, cerca con un sforzo di onestà intellettuale di rendere il più obiettiva possibile l’atmosfera e la realtà dell’epoca.

Potremmo definirla una storia di resilienza, una resilienza a cui è stata chiamata un’intera nazione incarnata, in questo romanzo, dal piccolo sardo in cerca di futuro con sullo sfondo angoscianti convitati di pietra: il fascismo, i confini, le guerre, le leggi razziali.

Forse per lo spaventoso momento storico che stiamo vivendo, la guerra nel cuore dell’Europa, esattamente come ottanta anni fa, ci viene naturale definire il romanzo di Salvatore D’Incertopadre un libro di denuncia contro la guerra, contro tutte le guerre.

Nella coraggiosa convinzione pacifista del protagonista vi abbiamo sentito l’eco delle parole di Camus: “La pace è l’unica battaglia che valga la pena d’intraprendere”. Ed è una battaglia da cui il giovane Matteo non arretra e la sua arma è il lavoro di falegname che lo condurrà fino a Shanghai e… ritorno.

 Abbiamo apprezzato la connotazione con cui viene tracciata la figura del protagonista, un artigiano-artista del legno che vuole essere un omaggio a tutto il mondo artigianale italiano, ancora oggi il migliore su quel palcoscenico chiamato Mondo e che oggi come ieri ha bisogno di pace per dare il meglio.

La narrazione srotola una pervicace Resistenza: il trionfo dei buoni sentimenti e la speranza che essi resistano a tutto. E noi abbiamo deciso di crederci…

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Cora Craus

Cora Craus

Giornalista