Incontriamo Montefiascone lungo il nostro cammino
Di Luisa Belardinelli –
Martedì 16 agosto 2016 ore 6:00 – Sono venti i chilometri oggi… I primi dolori alle articolazioni si fanno sentire, ma la voglia di rimettersi in cammino per incontrare chissà chi o cosa è più forte di ogni malessere.
Il percorso inizia con il fresco, con una felpetta giusta che ti coccola la prima ora. E’ facile poi incontrare altri ‘pazzi’ camminatori.. Siamo tutti o quasi sulla stessa strada, pochi ma buoni, veloci e non.. E’ curioso incontrarsi camminando nella quiete della campagna, ognuno con il suo passo, i suoi pensieri… Ed è poi altrettanto magico perdersi e non rivedersi più se non alla meta prestabilita. La Francigena funziona così, poca gente, camminatori esperti o in erba di tutte le età, curiosi e sorpresi dal percorso sempre diverso, e non necessariamente credenti.
Baciamo Bolsena con la promessa di ritornare.
Parto verso un altro favoloso paese che guarda ancora il lago ma con una piccola preoccupazione, solo nella prima parte del percorso potremo rifornirci di acqua… Quanti uliveti abbiamo incontrato e quanti boschetti ritempranti…. Saliscendi continui ci hanno abbastanza stancato ma le meravigliose viste sul lago di Bolsena hanno alleggerito il nostro percorso.
Ci siamo…. Eccoci finalmente a Montefiascone. Che emozione la Torre dei Pellegnini e che panorama mozzafiato!
Il paese della provincia di Viterbo si trova sul versante sud-orientale della catena dei Monti Volsini. E’ il comune più alto nell’interio comprensorio del lago di Bolsena e in tutta la provincia, superando i 600 m.
Da non perdere il “Belvedere”, la Torre dei Pellegrini situata nella dominante Rocca dei Papi, da dove si ha una splendida visuale sul lago.
Oltre alla Chiesa di S. Maria di Montedoro e alla Chiesa di San Flaviano, è obbligatorio ammirare la Cattedrale di Santa Margherita. I lavori furono avviati intorno al secolo XV su ordine di Alessandro Farnese, poi Paolo III, su una chiesa già esistente e vi presero parte artisti quali il Bramante e Antonio Sangallo il Giovane. Sembra sia stato proprio il Bramante a disegnare la pianta ottagonale, prendendo spunto dalla forma originale della vecchia costruzione.
La giornata è ormai conclusa e prima di andare a dormire è necessario assaggiare uno dei prodotti più famosi del paese e d’Italia.. Il vino bianco italiano DOC Est! Est!! Est!!!. Riguardo al nome del vino, la leggenda racconta che, nell’anno 1111 Enrico V di Germania stava raggiungendo Roma con il suo esercito per ricevere dal papa Pasquale II la corona di Imperatore del Sacro Romano Impero. Al suo seguito si trovava anche un vescovo, Johannes Defuk, intenditore di vini.
“Per soddisfare questa sua passione alla scoperta di nuovi sapori, il vescovo mandava il suo coppiere Martino in avanscoperta, con l’incarico di precederlo lungo la via per Roma, per assaggiare e scegliere i vini migliori in ogni luogo in cui passavano. I due avevano concordato un segnale in codice: qualora Martino avesse trovato del buon vino in una locanda, avrebbe dovuto scrivere est, ovvero “c’è” vicino alla porta della locanda, e, se il vino era molto buono, avrebbe dovuto scrivere est est. Il servo, una volta giunto a Montefiascone e assaggiato il vino locale, non poté in altro modo comunicarne la qualità eccezionale. Decise quindi di ripetere per tre volte il segnale convenuto e di rafforzare il messaggio con ben sei punti esclamativi: Est! Est!! Est!!! Il vescovo, arrivato in paese, vi rimase fino al giorno della sua morte (avvenuta, pare, per un eccesso di bevute). Venne sepolto nella chiesa di san Flaviano, dove ancora si può leggere, sulla lapide in peperino grigio, l’iscrizione: «Per il troppo EST! qui giace morto il mio signore Johannes Defuk»“