Contro la diffusione delle fake news l’appello delle giornaliste di CPO FNSI, ODG, USIGRAI e Associazione GIULIA
Di Redazione –
Contro la diffusione delle fake news tutte/i dobbiamo fare la nostra parte: “Come giornaliste delle Commissioni pari opportunità di Fnsi, Ordine dei giornalisti, Usigrai e dell’associazione GiULiA-giornaliste, siamo particolarmente allarmate per le fake news – vera miccia del linguaggio d’odio – che sono divampate sui social, nelle chat, nelle messaggistiche: dallo scoppio dell’emergenza Covid19, assistiamo infatti a una violenta recrudescenza del fenomeno.
Soffiare sul fuoco della paura, lo sappiamo anche dalle numerose indagini fatte sui discorsi d’odio online, alimenta ansia collettiva e prelude a instabilità pericolose sia dal punto di vista personale che sociale, un pericolo tanto più subdolo e insidioso in questo momento di reale pericolo sanitario e sociale.
Crediamo quindi che sia più che mai necessario rafforzare gli anticorpi collettivi contro fake news e messaggi che diffondono notizie non verificate e imprecise. E pensiamo che sia più che mai doveroso che giornaliste e giornalisti si facciano oggi parte attiva non solo nel denunciare e smascherare bufale e fake news, ma anche nel saper indirizzare le persone e guidarle a una lettura e diffusione di notizie consapevole.
Come supportare le persone nel difendersi dalle fake news? Come distinguere le notizie certe da quelle prive di ogni fondamento?
I messaggi fake non espongono quasi mai la fonte e se la espongono, si tratta di fonti insicure e poco attendibili. In questo modo risultano indefiniti e quindi tanto più minacciosi.
I messaggi fake spesso non riportano nome, cognome e qualifica del presunto medico o esperto: risultano generici, e anche qui difficilmente tracciabili.
Prima di diffondere il messaggio che riceviamo, verifichiamone l’attendibilità. Basta un semplice controllo sul web per confermare o smentire le affermazioni contenute nel messaggio sospetto. E anche per verificarne l’eventuale autore.
Cerchiamo di tracciare il messaggio: chi lo ha mandato? E a sua volta da chi l’ha ricevuto? Se la catena è molto lunga e non si riesce a risalire alla fonte primaria, non diffondiamo il messaggio.
Ricordiamo che ogni messaggio che diffondiamo porta la nostra firma. Quindi la diffusione delle fake news è anche una nostra responsabilità.”