Torna il Sabaudia Sunset Jazz Festival, ce lo racconta l’organizzatore Giulio Verdecchia
di Marina Bassano –
Torna quest’anno sul litorale di Sabaudia la terza edizione del Sunset Jazz Festival, che porta sulle nostre spiagge i migliori jazzisti del panorama jazz italiano. Dopo i successi delle precedenti edizioni, quest’anno le aspettative sono tante, come ci conferma l’organizzatore Giulio Verdecchia:
Avevamo 3 obiettivi principali quest’anno: aumentare il numero di concerti, passare da 8 a 12; c’era anche la volontà di aggiungere un concerto in piazza dopo il tramonto ma non è stato possibile per la concomitanza con altre iniziative. Il secondo obiettivo era aumentare la visibilità del festival con la pubblicità. Il terzo era di riuscire ad avere le risorse per ingaggiare musicisti da Roma e da tutt’Italia per aumentare il livello qualitativo delle esibizioni.
Avremo 12 serate nei 4 stabilimenti. Ci saranno 4 gruppi di Latina, 4 di Roma e da altre regioni; 4 saranno invece i big, artisti numero 1 nel Jazz Italiano: Maria Pia de Vito con il suo trio, Ettore Fioravanti, Joy Garrison e Fabio Zeppetella.
L’idea del Festival nasce, come spesso accade, da un’abitudine tra amici diventata sempre più numerosa e affollata:
Tornando a Latina dopo 30 anni di assenza ho ritrovato i miei amici d’infanzia, quasi tutti musicisti, abbiamo cominciato a fare delle festicciole musicali tra di noi, crescendo sempre di numero; alla fine c’erano talmente tanti musicisti e tanta bella musica che ci siamo detti: “Bisogna che tutto questo diventi un festival, non può restare chiuso in delle feste private!”
Così, dopo essermi rivolto alla Pro Loco di Sabaudia, sono andato direttamente dagli stabilimenti balneari, considerando che loro già fanno musica, e proponendogli di allargare al jazz e di strutturare i concerti sotto forma di festival. La prima tappa è stata da Gino Saporetti al quale ho detto che prima avrebbe dovuto dire di si e solo in seguito avrei spiegato la proposta. Poi sono passato alla Spiaggia da Carbonelli, e da lì si è innescata una sorta di catena fino alle Streghe e al Lilandà. Per il primo anno avevamo 4 stabilimenti con 2 concerti ognuno, che sono stati gli unici finanziatori del festival nelle prime due edizioni.
Quest’anno per la terza edizione abbiamo trovato nei fornitori degli stabilimenti 4 main sponsor (Heineken birra Sol, Caffè Circi, Ignarra Group – Jeep, Nails & th City) che ci hanno appoggiato in cambio di loghi e bandiere; in questo modo siamo riusciti a raddoppiare le risorse. Il primo anno abbiamo chiuso con 200 spettatori durante la settimana e 400 nel weekend, l’anno scorso i numeri sono raddoppiati, con la chiusura da Saporetti che contava circa 1000 persone. Quest’anno vediamo che succede, le premesse ci sono tutte per fare meglio, a cominciare dalla pubblicità su cui abbiamo spinto molto.
Un festival che intende, tra gli obiettivi principali, valorizzare il grande patrimonio naturalistico che il lungomare di Sabaudia offre, troppo poco utilizzato nelle sue potenzialità di richiamo turistico, nel rispetto dell’ambiente:
L’idea è nata anche in funzione di allungare la stagione balneare del lungomare di Sabaudia, che ormai si è ridotta a 20 giorni di agosto, e di valorizzare il patrimonio di Sabaudia, col Parco Nazionale, che viene spesso visto più come un vincolo. A noi piaceva l’idea di valorizzare la natura, il tramonto, il mare e la spiaggia nella sua semplice bellezza. Il nostro è l’unico festival in Italia fatto interamente sulla spiaggia al tramonto.
Valorizzare dunque la spiaggia attraverso un genere musicale che ben le si addice, come il jazz:
Io che abito da tanti anni qui sono convinto del fatto che in questo habitat, tra queste dune, vicino al promontorio, alcune musiche stonino, non si può suonare qualsiasi tipo di musica. Questo mare ha un suo ritmo che va rispettato e assecondato, un ritmo lento e rilassato. Il rock lo staccheresti dopo 3 secondi. E’ interessante notare che quando abbiamo pensato di fare un festival jazz, che è una musica per intenditori, siamo riusciti a traghettare il genere anche ai non amanti, abbiamo riunito sia gli appassionati del jazz che degli apertivi, pensando al posto dove la gente di solito passa il tempo a luglio durante il tramonto.
Giulio, anche lui musicista, sarà protagonista in prima persona con il suo quintetto di bossanova sabato 23 al Lilandà accompagnato dalla voce di Eleonora Bianchini. La direzione artistica del Festival è appannaggio suo insieme al jazzista Gabriele Manzi. Da organizzatore unico, Giulio ci confessa qual è il suo timore riguardo al futuro della manifestazione:
Per il futuro vedo una cosa bella e una brutta: quella che potrebbe essere negativa è la possibilità di un calo nella volontà di organizzarlo, col timore che poi con l’abitudine possa diventare quasi un dovere; invece è e deve restare un piacere. La prospettiva più felice è quella che prevede di farlo crescere e farlo diventare uno dei più importanti festival jazz d’Italia. La soddisfazione di vedere tanta gente e l’entusiasmo delle persone che ha accompagnato da sempre il festival è la cosa più appagante in queste edizioni.
Conservo un ricordo in particolare che mi ha colpito nella sua unicità: eravamo al Lilandà, lo stabilimento era gremito, con 700 lettini con 1000 persone, ognuno intento nelle proprie attività da spiaggia più o meno chiassose. Dal niente abbiamo tirato fuori pedana e strumenti; il leader del gruppo Aldo Bassi ha fatto una nota con la tromba e immediatamente è calato il silenzio, tutti si sono inseriti nel contesto ed è stato come assistere a una specie di magia.
I musicisti del Sunset Jazz Festival vi aspettano dunque con una pedana sulla battigia, con lo sfondo del tramonto, le sdraio a semicerchio, a formare un piccolo anfiteatro all’aperto.
L’originalità del nostro Festival sta anche nel fatto che di solito i jazzisti si vestono di nero, si chiudono in un ghetto con la cerchia degli intenditori, mentre l’origine del genere sarebbe come musica d’intrattenimento, da ballo, lo swing per intenderci, e solo in seguito si è chiuso in sé stesso; nel contesto della spiaggia al tramonto cerchiamo di abbattere queste barriere, di far sentire liberi i musicisti di suonare in costume e a piedi scalzi, creando un senso di apertura e intimità con il pubblico.
I concerti sono gratuiti, ma invitiamo tutto il pubblico a prendere una consumazione nei bar degli stabilimenti per garantire il futuro del festival, che non richiede un biglietto di ingresso e non si avvale di contributi pubblici, ma solo del finanziamento degli stabilimenti e degli sponsor.