L’ansia, perchè ci assale e come affrontarla. Quando lo psicologo può essere d’aiuto.
di Veronica Tavani –
L’ansia sembra essere oggi uno tra i malesseri psicologici più diffusi. Tutti ne abbiamo fatto esperienza almeno una volta nella vita, e per ciascuno essa rappresenta un messaggio diverso che vuole arrivare alla consapevolezza dell’individuo, addirittura potrebbe avere dei vantaggi esistenziali. La sua definizione ha svariati significati ed è influenzata da diversi riferimenti culturali e modelli teorici. Vediamo insieme di conoscere un po’ meglio cos’è l’Ansia e comprendere come è possibile gestirla e trasformarla in un’energia positiva al benessere della persona. Significati dell’ansia È bene iniziare a sfatare un mito: l’ansia non è un’emozione negativa. Nessuna emozione è negativa, le emozioni “sono” e basta, evoluzionisticamente sono tutte necessarie. L’ansia ha una funzione protettiva, si prova ansia quando l’organismo percepisce un pericolo (reale o immaginato), per permetterci di reagire ad esso. Le emozioni diventano negative quando iniziano a compromettere la qualità di vita della persona che non riesce a gestirle in funzione del suo benessere, come l’ansia quando, nell’incapacità di gestirla, ci fa permanere in uno stato di malessere e ipervigilanza continua, causandoci stress. L’ansia ci fa vivere in un costante stato di allarme che ci fa temere disgrazie, incidenti, insuccessi. I suoi sintomi li conosciamo bene, sono sia fisici che psichici: tensione, palpitazioni, paura, nervosismo, nausea, vertigini, preoccupazione eccessiva, pianto, insonnia, debolezza, coliti. Quanto più cerchiamo di controllarla tanto più diviene incontrollabile, e a volte peggiora in attacchi di panico e fobie. Non è possibile dare un’unica definizione univoca di cosa essa sia, diversi approcci affrontano questa tematica da differenti punti di vista, e quindi l’ansia viene vista ora come un conflitto intrapsichico, ora come un riflesso naturale di attacco-fuga, ora come risultato delle incognite del vivere moderno o ancora come il risultato della tendenza a “vivere” nel futuro preoccupandosi di esso. Ed è doveroso non tralasciare gli approcci che prediligono la componente biologica, ovvero che spiegano l’ansia come il risultato di modificazioni di neurotrasmettitori (e da qui anche la farmacoterapia per l’ansia della quale ci occuperemo più avanti). Per questo quindi è molto importante qualora si sentisse di vivere questo malessere, intraprendere un percorso che possa permetterci di dare il nostro significato all’ansia che proviamo, e che possa aiutarci ad apprendere strategie che ci permettano di imparare a gestire l’ansia con successo. A questo punto ritengo fondamentale sottolineare che come ogni emozione anche l’ansia rappresenta l’energia vitale che vuole venire a contatto con la nostra consapevolezza, con la nostra coscienza, col nostro Io che è forse troppo rigido. Proprio perché evoluzionisticamente ci avvisa della situazione di pericolo, questa emozione ci parla, richiama attenzione quando sente una minaccia, e il nostro corpo (che è corpo e mente imprescindibile) ha una stupenda saggezza orientata alla sua preservazione della quale spesso non ci accorgiamo. Insomma, l’ansia è un campanello che ci avvisa quando qualcosa non va, quando nella nostra vita stiamo facendo scelte e azioni che minano il nostro benessere psicologico, e attraverso la sua sintomatologia ci impone di fermarci ad ascoltarla per chiederci cosa c’è che non va. Paradossalmente la nostra necessità di controllarla e non ascoltarla la scatena ancora di più. Poiché spesso l’ansia scaturisce dal rigido controllo che vogliamo avere sulla nostra vita e sui significati e credenze patogene che attribuiamo ad essa. Come curare l’ansia? Esistono due rimedi al trattamento dell’ansia, quello farmacologico e quello psicologico. Spesso gli ansiolitici sono i primi rimedi ad essere prescritti dal medico di famiglia. La loro utilità e sicurezza dipende dal loro corretto uso e va valutata caso per caso. In alcuni casi la terapia farmacologica che va ad agire sui neurotrasmettitori del cervello, utilizzata correttamente, può bastare, per lo più invece occorre la psicoterapia. Le strategie non farmacologiche infatti, come la psicoterapia, rappresentano una risposta terapeutica di grande efficacia. Precisiamo che quando l’ansia raggiunge livelli patologici ed invalidanti per la persona, può essere affiancata, per un periodo di tempo stabilito, la farmacoterapia accanto alla psicoterapia. Perché la psicoterapia funziona? Perché, all’interno di uno spazio protetto, abbiamo la possibilità di sentirci ascoltati, compresi e non giudicati, e questo è il terreno più fertile per ascoltarci a nostra volta, ascoltare la nostra ansia, accogliere ciò che ha da dirci. Così possiamo lavorare per mettere le radici della consapevolezza e del cambiamento, verso il benessere, verso una migliore qualità di vita, per ritrovare e potenziare le nostre risorse interiori, all’interno di una relazione (quella con il terapeuta) che cura. La psicoterapia offre gli strumenti per gestire l’ansia, e per integrarla in maniera più sana nel nostro stile di personalità. Non mira alla semplice remissione sintomatologica del problema ma offre anche un’esperienza di trasformazione verso il benessere e la salute. Un percorso psicoterapeutico ci aiuta a vivere appieno il presente, ci sposta dalle “pre-occupazioni” del futuro (che generano ansia) o dai pensieri del passato (che generano depressione) e ci riporta nel qui ed ora della vita. Aiuta a comprendere noi stessi e le motivazioni della nostra ansia. Gestire l’ansia non significa combatterla. Disperdiamo moltissima energia nel combatterla e controllarla, mentre al contrario dovremmo accoglierla, solo così andrà via. E la psicoterapia aiuta a fare questo.
Dr.ssa Veronica Tavani Psicologa, Psicoterapeuta BIBLIOGRAFIA – American Psychiatric Association (2001), DSM-IV-TR, Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali – Text Revision, Masson, Milano – Bogetto F., Maina G., “Psicoterapia dei disturbi d’ansia”. In: Cassano G.B. (A cura di) “Disturbi d’ansia”. In: Cassano G., Pancheri P., Pavan L., Pazzagli A., Ravizza L., Rossi R., Smeraldi E., Volterra V., Trattato italiano di psichiatria. Seconda Edizione – Edizione elettronica, Masson, Milano, 2002, p. 2115-2121 – Braconnier A., Piccoli o grandi ansiosi? Come trasformare l’ansia in una forza, Raffaello Cortina Editore, Milano, 2003 – Cassano G., Pancheri P., Pavan L., Pazzagli A., Ravizza L., Rossi R., Smeraldi E., Volterra V., “Trattato italiano di psichiatria”. Seconda Edizione – Edizione elettronica, Masson, Milano, 2002 – Lingiardi V., “L’ansia: riferimenti semeiologici”. In: Smeraldi E., Bellodi L., Provenza M., “A proposito dell’ansia”. In: Smeraldi E., Bellodi L. (A cura di), I disturbi d’ansia. Clinica e terapia”, edi-ermes, Milano, 1991 – Nisita C., Petracca A., “Disturbo d’ansia generalizzato”. In: Cassano G.B. (A cura di) “Disturbi d’ansia”. In: Cassano G., Pancheri P., Pavan L., Pazzagli A., Ravizza L., Rossi R., Smeraldi E., Volterra V., Trattato italiano di psichiatria. Seconda Edizione – Edizione elettronica, Masson, Milano, 2002, p. 2099- 2110 – Pazzagli A., Guerrini Degl’Innocenti B., “Trattamento psicoanalitico dei disturbi d’ansia”. In: Cassano G.B. (A cura di) “Disturbi d’ansia”. In: Cassano G., Pancheri P., Pavan L., Pazzagli A., Ravizza L., Rossi R., Smeraldi E., Volterra V., Trattato italiano di psichiatria. Seconda Edizione – Edizione elettronica, Masson, Milano, 2002, p. 2121-2126 – Spielberger C.D. (1972), “Anxiety as an emotional state”. In C.D. Spielberger (Ed.), Anxiety: Current trends in theory and research (Vol. 1), New York: Academic Press. (Cit. in: Rachman S., L’ansia, Editori Laterza, Roma, 2004) – Spielberger C.D. (1983), Manual for state-trait anxiety inventory, California: Consulting Psychologists-Press. (Cit. in: Rachman S., L’ansia, Editori Laterza, Roma, 2004)
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