Latina, Magistrati senza paura.
di Maria Gabriella Tomei –
Le intimidazioni nei confronti della Magistratura non si fermano a Latina.
Questa volta un nuovo sconcertante episodio ha colpito il giudice Nicola Iansiti del Tribunale della città. Sono saliti fino al pianerottolo del suo appartamento e hanno lasciato feci di fronte alla porta consegnandogli un chiaro messaggio di minaccia. Così, ad un mese esatto dai gravi fatti di cui era stata vittima il magistrato Lucia Aielli, che vive ancora sotto scorta, mentre le indagini su quell’episodio sono ancora in corso. Ricordiamo che l’accaduto sollevò la sensibilità e la solidarietà di tutta l’opinione pubblica, perchè essendo donna, la città tutta sentì ancora più toccante la gravità dei fatti.
Una donna senza paura, determinata a non lasciarsi intimorire
Ma facciamo chiarezza: si sa che la Magistratura è composta dall’insieme dei giudici che hanno la funzione di applicare le leggi in nome del popolo italiano aspirando alla realizzazione di un giusto processo con imparzialità ed indipendenza.
L’ingresso delle donne in magistratura in Italia risale al 1963 poiché la società, prima di quella data, viveva nel pregiudizio che il mestiere del giudice fosse emotivamente troppo coinvolgente per la donna. Fortunatamente la storia ha dimostrato che non è così.
Quello descritto è l’ambito all’interno del quale lavorano e vivono persone, donne appunto come Lucia Aielli.
Il 19 novembre Lucia è stata, ancora una volta, vittima di un atto di intimidazione che si è concretizzato nell’affissione di manifesti mortuari con la data del funerale prevista per il 28 novembre. Un gesto che è entrato nella vita professionale ma soprattutto familiare di donna. E’ vero che fare il magistrato è un mestiere difficile, cercare di capire la realtà nei suoi aspetti più dannosi per la società ed inserirsi nelle maglie buie di meccanismi tenuti accuratamente nascosti dalla malavita è pericoloso, ma il senso di responsabilità derivante anche dall’essere donna e madre ha caratterizzato l’agire di Lucia e, non a caso, attaccando i manifesti mortuari vicino alla scuola delle figlie, si è cercato di colpire proprio quello che Lucia ha di più caro.
Questo episodio è però stato capace di svegliare una città da un inquietante silenzio e l’ha resa viva e avvolgente, capace di sprigionare una forte vicinanza al magistrato ma soprattutto alla donna.
Il lungo corteo per la legalità, organizzato simbolicamente il 28 novembre, ha riempito il centro della città di Latina, migliaia di studenti hanno raggiunto il tribunale dove ad attenderli c’era lei.
La capacità e la passione che hanno saputo trasmettere con le loro parole e il loro esserci le hanno dato forza, ha apprezzato la vicinanza di tutti quei giovani che con questo gesto hanno dimostrato di credere nel valore assoluto della giustizia superando la sottocultura dell’indifferenza, ed ha concluso il suo discorso con un’esortazione a non accettare compromessi e ad essere liberi e indipendenti.
Era contenta e commossa Lucia, e le sue parole di apprezzamento erano rivolte a tanti giovani che le stavano dimostrando che non è sola, la solitudine rende vulnerabili , solo con la forza di persone che sanno vedere con occhi nuovi ciò che sta accadendo, occhi che sanno però cogliere il valore positivo che si trova anche in situazioni ed episodi negativi come quello che lei sta vivendo oggi si possono superare e vincere situazioni negative.
Il corteo di giovani ha mostrato una grandissima responsabilità verso un futuro che deve avere come basi la tutela della democrazia e della giustizia sociale e lo ha fatto trasferendo a Lucia la forza della moltitudine e la consapevolezza che quella moltitudine è fatta di singole persone capaci di pensare ed agire stando accanto a chi lotta per la giustizia e la cittadinanza.