Latina. Sabato, in esclusiva, l’unica proiezione del film documentario “In Ultimo” del regista Mario Balsamo presso il cinema Oxer
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Di Cora Craus –
“Ho scelto la resilienza, perché l’hospice e le persone che vi lavorano e vi vivono spingono verso tale risoluzione dell’animo.” Così ha esordito Mario Balsamo, regista latinense nel presentare il suo nuovo film documentario “In Ultimo” che sarà proiettato, in esclusiva e in presenza del regista, sabato, 22 febbraio alle ore 21 presso la multisala Oxer in viale Pier Luigi Nervi. Il doc- film è ambientatonell’Hospice Anemos di Torino e vede al centro Claudio Ritossa, un medico palliativista.
Mario Balsamo è uno dei più amati registi pontini per la sua bravura, la sua sensibilità ed impegno sociale. In una recente, lunga e articolata, intervista rilasciata alla giornalista Francesca Del Grande ha affermato: “Io sono per l’autodeterminazione della propria morte, quindi sono favorevole a una legge che permetta il suicidio assistito ma solo dietro capillari e approfonditi accertamenti. Lo dico anche in considerazione che al momento il suicidio assistito è una scelta per “ricchi”, e ciò comporta che chi non può permettersi tale scelta agisce in altre forme “terrificanti”, fuori da qualsiasi modalità protetta e controllata.”
Prima di parlare della trama del film conosciamo più da vicino il regista e autore del film “In Ultimo”.Mario Balsamo è uno scrittore, un documentarista e un docente di cinema. Ha insegnato documentaristica al Centro sperimentale di Cinematografia, continuando in parallelo a tenere lezioni e numerosi master, laboratori e seminari in scuole specializzate e dell’obbligo, istituzioni e associazioni in Italia e all’Estero. Come scrittore e saggista ha firmato il romanzo storico I pirati della selva (Red Star, 2023), il romanzo La vita estranea (Morellini editore, 2022), il manuale per la realizzazione di documentari “L’officina del reale” (Cdg, 2009), il diario di viaggio con respiro letterario “Cannella e garofano”, “Istantanee dallo Stato di Bahia e altre storie”. Ha realizzato diversi documentari in collaborazione con altri autori e documentari creativi che hanno partecipato a diversi festival. Tra i suoi fil vogliamo ricordare i cortometraggi “Er disastro”, “Effetti collaterali”. I lungometraggi: “Mia madre fa l’attrice”; “Noi non siamo come James Bond”; “Sognavo le nuvole colorate”; “Sotto il cielo di Baghdad”.
Per dovere di cronaca e, anche, per campanilistico orgoglio ricordiamo che il film è tra i 16 documentari in lizza per la cinquina dei Nastri D’Argento. La produzione è della Sarraz Pictures srl, una società di produzione cinematografica e televisiva, costituita nel 2004 da Alessandro Borrelli. La missione de La Sarraz Pictures è mirata alla ricerca, sviluppo e produzione di progetti di Autori che realizzano Opere attraverso un approccio narrativo e uno stile visivo originale.
La trama… Claudio Ritossa è un medico palliativista che svolge il suo lavoro con grande empatia nei confronti di chi è al termine della vita. Accanto all’esercizio della sua professione nell’Hospice Anemos di Torino, dedica tanto tempo al giardinaggio, un’attività che, a ben vedere, rimanda al senso della sua professione. Le piante e gli alberi, all’interno di un solo anno, mostrano (incidenti di percorso compresi) le tappe naturali della vita, esattamente come fanno le diverse età dell’uomo. Claudio trasmette in profondità questa verità ai degenti, conducendoli sulla strada, meno accidentata e più serena possibile, del Finale di Partita. Claudio Ritossa interpreta se stesso così come tutti gli altri componenti del cast.
Concludiamo con la toccante nota di regia con cui Mario Balsamo presenta il suo film: In quel luogo che accoglie i malati terminali c’è molto di inaspettato, un pieno di cose che ha a che fare proprio con l’esistenza. Lì più che altrove, si percepisce la morte non in contrapposizione alla vita, bensì come sua parte. Se ci si pensa, il termine della Corsa può essere l’occasione per fare un bilancio della propria esperienza terrena: cosa ho fatto di cui sono soddisfatto? Di cosa no? Che lascio alle persone care delle mie azioni, dei miei valori, delle mie conquiste? Chi lavora all’Anemos di Torino non nasconde le difficoltà di operare in un ambiente così delicato e complesso, però, al contempo, sente di mettere a disposizione dei degenti la possibilità di una pacificazione, per quanto tenue possa essere, con sé stessi e con i propri cari”.