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Laura Miola, da Scauri in Polonia per Miss Wheelchair World

di Marina Bassano –

Non ditele di essere una guerriera, non trattatela in modo speciale. Laura Miola è una donna come tante, che fa una vita normale. Ha una laurea in metodi e tecniche della comunicazione digitale, è sposata con il ragazzo con cui sta insieme da 15 anni.

Ed è seduta su una sedia a rotelle, la sua compagna di viaggio.

“Conduco una vita normale, nella più completa normalità. La bellezza non si può definire, non si può ingabbiare in uno stereotipo, è qualcosa di più grande. Una donna seduta non è meno bella, la carrozzina è un mezzo, una compagna di viaggio, non un qualcosa che ti definisce”

Laura partirà il 29 Settembre per la Polonia dove rappresenterà l’Italia al concorso di bellezza Miss Wheelchair World:

“Questo è il mio primo vero concorso di bellezza, ho fatto qualche sfilata con Antonio Mello e Lucia Fierro. Si trattava di una sfilata al pari, con modelle che camminavano e modelle sedute. Mi è capitata l’occasione di partecipare Miss Wheelchair e l’ho colta, ma vivendola come un gioco. Quello che mi piace è che non è un concorso che tratta solo la bellezza, ma il carattere, dandoci la possibilità di esporre le nostre opinioni, i nostri punti di vista, magari facendo passare una visione diversa della disabilità per cambiare l’immagine che la maggior parte del mondo ha su di noi.

Forse è il primo vero concorso mondiale che si occupa di noi a tutti i livelli, con sponsor, truccatori, fotografi, conferenze stampa, e permette di farci conoscere a 360 gradi. Partirò il 29 Settembre e dal 30 al 6 Ottobre saremo impegnate con coreografie, book fotografici e interviste, fino alla finale del 7″.

Inevitabilmente a Laura capita a volte di trovarsi di fronte a barriere di ogni tipo, che non dipendono dalla sua volontà e che spesso sono quelle che feriscono maggiormente:

“Esistono sia barriere architettoniche che culturali. Si possono avere in merito due approcci diversi: sulle barriere culturali ognuno può realmente fare qualcosa. Sono convinta che in base a come uno si vede gli altri lo vedranno di conseguenza; si può tranquillamente dimostrare con la propria vita che non c’è nulla di sofferente, che non viviamo una vita piena di dolori, le sofferenze ce l’hanno tutti e di ogni tipo, noi non siamo diversi in questo. Detesto le persone che hanno la presunzione di sapere della mia vita, che pretendono di sapere che è difficile, e che mi definiscono una guerriera.. non è questo. C’è tanto di positivo e di bello nella mia vita, e sta a me dare poco peso a questo tipo di commenti e far capire, se posso, che la mia vita è meravigliosa.
Per le barriere architettoniche purtroppo possiamo fare un po’ meno, e sono quelle che in tutta sincerità mi fanno stare più male. Non mi permettono di sentirmi al pari e di essere libera di fare quello che nella quotidianità vorrei, e sono limiti che non dipendono da me”.
“Un’altra cosa che mi ferisce e che mi capita spesso è incontrare persone che mi guardano e dicono <<che peccato, sei così bella>>, perché se fossi stata brutta sarebbe stato meglio stare sulla sedia a rotelle? Non siamo meno donne perché siamo sedute, e queste persone non riescono a vederlo in noi, non riescono a vedere il nostro completo potenziale. In questi casi ridere è sempre la risposta migliore”.

Laura non è sempre stata seduta, ma soffre di una neuropatia periferica, C.M.T, per la quale l’impulso elettrico che parte dal cervello si ferma alle mani e piedi:

“Fino a qualche anno fa camminavo, fin quando è risultato sempre più difficile, dal 2011 sono sulla sedia. Negli ultimi tempi era diventato sempre più faticoso stare in piedi, e la sedia, dopo il primo momento di metabolizzazione, è stata la mia libertà, perchè ho ricominciato a poter fare cose altrimenti impossibili. L’ho vissuta come una cosa positiva e ho imparato a prendere il buono che c’è in questo”.

La grande serenità e positività che Laura infonde a chi le sta intorno è frutto del suo carattere e della fortuna di poter contare sui grandi affetti della sua vita, che l’hanno sempre fatta sentire una come tante, senza proteggerla in una campana di vetro:

“Ho una grande fede in Dio, il più grande pilastro della mia vita, ho sempre avvertito la sua parola vicina nel comunicarmi: “lo so che sei forte, stai tranquilla, che al resto ci penso io”.
Sono fortunata perché la mia famiglia non mi ha mai trattata in maniera diversa, sono stati i primi a farmi sentire uguale agli altri; e con loro mio marito, siamo insieme da 15 anni, che mi ha donato un amore esagerato. Tutti loro sono la mia base forte e imprescindibile. Poi ovviamente se fossi stata una persona triste non avrebbe funzionato, perchè la positività deve partire comunque da dentro: tu sorridi e il resto viene da sé.

Spero di rivolgermi, grazie anche al concorso, alle persone con disabilità e poter dire: guardatevi, siete donne, siete bellissime, potete fare quello che volete, non fatevi mettere in gabbia da nessuno, le chiavi della gabbia le avete voi sempre. Siete padrone della vostra vita, non vi manca niente. Questo vorrei fosse il messaggio, ma rivolto a chiunque, a tutte le persone che non si piacciono e non stanno bene con loro stesse per qualche motivo. I problemi che si hanno bisogna sempre riuscire a vederli da una determinata prospettiva, e questo vale per tutti.

Ci tengo a ringraziare Sara Manfuso direttrice di IWoman, associazione che si occupa dei diritti delle donne, insieme alla quale sto portando avanti questo messaggio. Con lei si è creata una bellissima amicizia, spero che faremo tante cose utili, cominciando da Mattino5, dove andremo siamo andate in onda venerdi”.

Un esempio? Forse Laura lo è ma non glielo diciamo, forse la vera sfida è far si che il suo modo di vivere sia la normalità e non un’eccezione. La palla passa a noi, che stavolta vestiamo i panni dei “diversi”, di quelli che accettano poco di sè stessi e si piangono un po’ addosso; di quelli che non riescono a vedere che:

“Una donna è meravigliosa in piedi o seduta, non cambia nulla”.

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