Lievito, due grandi incontri, due grandi temi: politica e arte
di Cora Craus –
Continua con grande entusiasmo la rassegna di “LIEVITO 2017”, per venerdì 28 aprile sono in scaletta due imperdibili incontri letterari, entrambi moderati dalla giornalista Licia Pastore. Il primo attesissimo incontro si svolgerà, a partire dalle ore 9,30, presso il Liceo scientifico G B Grassi di Latina dove gli studenti incontrano in una conferenza-dibattito la prof.ssa Noemi Ghetti autrice dei due testi: Gramsci nel cieco carcere degli eretici (Asino d’oro) e La cartolina di Gramsci (Donzelli) sui quali gli alunni hanno lavorato all’interno di un progetto dell’Istituto. Durante l’incontro verrà proiettato il documentario Gramsci ’44 di Emiliano Barbucci.
“Prevista dall’8 febbraio 1929 nel piano di lavoro dei Quaderni del carcere, la «nota dantesca» sul Canto degli eretici – si legge, in quarta di copertina del libro Gramsci nel cieco carcere degli eretici – è una chiave di accesso preziosa alla vicenda umana, intellettuale e politica di Antonio Gramsci. Caso unico attestato durante la detenzione, grazie alla complicata rete epistolare che attraverso Tatiana Schucht e Piero Sraffa arriva fino a Mosca, la lunga stesura è attentamente seguita e personalmente commentata da Togliatti. Promettente filologo ai tempi dell’università, Gramsci mette in discussione, fino a capovolgerla, l’estetizzante interpretazione di Benedetto Croce, il «papa laico» che, scindendo struttura e poesia, attività intellettuale e vita, sempre più si rivela un «leader del revisionismo». La nota è un modello nuovo di critica letteraria: affetti privati, passione politica, ricerca teorica e lotta culturale sono fusi nella scrittura in una straordinaria praxis che, mentre la solitudine carceraria si accentua, si fa sempre più universale. Se è vero, come Bobbio scrive, che «non vi può essere ortodossia che all’inizio non sia essa stessa critica» e che «l’ortodossia marxista è per ciò stesso, come tutte le ortodossie, una eresia», rileggere Gramsci, l’autore italiano più tradotto nel mondo insieme a Machiavelli, si rivela un fecondo esercizio di laicità. Nella grave crisi della sinistra, è necessario ripartire da qui per trovare la strada di un nuovo umanesimo”.
Sempre centrato sulla figura del grande pensatore sardo ma in una dimensione più intimistica è l’altra opera di Noemi Ghetti, “La Cartolina di Gramsci”. “Ecco dunque – scrive Enrico Mannari, in una recensione – un Gramsci davvero insolito, autoironico e passionale. Ma la “complessa” dimensione sentimentale si intreccia fortemente alla “complessa” dimensione politica”.
Chi è Noemi Ghetti: laureata in lettere classiche all’Università di Padova, ha compiuto studi filosofici all’Università di Firenze, città nella quale ha esercitato una lunga attività di docente nei licei. Attualmente vive e lavora a Roma. Autrice di opere di critica letteraria e di narrativa storico-letteraria. Collabora con “left”, “Il sogno della farfalla”, “Altritraliani.net”, “Babylon Post”, “Cronache Laiche” e “Formiche”. Ha operato trasposizioni di classici per reading e drammi musicali, tra cui il libretto del Kaspar Hauser tratto dal memoriale di Anselm von Feuerbach, rappresentato in prima assoluta nel 2011 al Teatro nazionale dell’Opera di Tirana.
Dopo l’intervento della Prof.ssa Ghetti seguirà il documentario “Gramsci’44”. Una breve sinossi: “All’inizio del 1900 ad Ustica, emarginata isola a nord di Palermo, l’arrivo del vaporetto era un evento che richiamava al molo gli isolani incuriositi dalle novità in arrivo dal “continente”. Dal 1926 il battello a vapore però cominciò a portare anche uomini in catene. L’isola di Ustica venne destinata ad accogliere oltre che i coatti criminali anche i confinati politici, inviati lì per non nuocere al regime fascista. Il documentario analizza attraverso i racconti diretti e tramandati la memoria della figura di Antonio Gramsci, intellettuale comunista deputato al Parlamento Italiano, Confinato ad Ustica nel dicembre del 1926 dal Regime Fascista. Gramsci rimase nell’isola 44 giorni. Ad Ustica Gramsci ritrovò il “suo” sud, prima di essere tradotto nel carcere di San Vittore. Il documentario si focalizza sulla Scuola dei Confinati Politici costituita sull’isola proprio da Gramsci nel brevissimo periodo del suo soggiorno. La scuola ha rappresentato per i politici confinati un modo di sopravvivere alla lenta e logorante morte intellettuale a cui erano condannati, e per gli isolani, sensibili al fascino dell’accoglienza, un tentativo di costruire momenti di inclusione sociale in un periodo in cui l’isola era considerata luogo di emarginazione per l’intera nazione. La scuola, che era aperta a tutti, servì anche ad arginare l’analfabetismo, coinvolgendo cittadini di ogni età e stato sociale. Di quella scuola e di Gramsci oggi molti usticesi hanno ancora ricordo, ed è per l’isola di Ustica uno dei fondamenti della loro memoria storica”.
Il secondo appuntamento è per le ore 17 a Palazzo M – sala del Caminetto, sarà presentato il libro “Attacco all’arte – La bellezza negata” (L’asino d’oro Edizioni) di Simona Maggiorelli, interviene Fabio D’Achille fondatore e animatore di MAD. “La bellezza e la ricchezza espressiva dell’arte rupestre del Paleolitico – leggiamo in quarta di copertina de “Attacco all’arte” – è stata a lungo negata, tanto che lo scopritore di Altamira fu accusato di truffa. «La creatività è di dio», dicevano i religiosi. «I nostri avi non potevano avere un’arte così raffinata», sostenevano i positivisti annullando la fantasia delle prime artiste. Con autorevoli studiosi, da Clottes a Tattersall, e con il fondamentale contributo di Fagioli, Attacco all’arte è un viaggio attraverso epoche fra loro lontane in difesa del linguaggio silenzioso e universale delle immagini. Con l’antichista Ronchey, lo scopritore di Ebla Matthiae e il poeta siriano Adonis, l’autrice indaga l’iconoclastia cristiana e le devastazioni dell’Isis, individuando nella ‘diffidenza’ verso le immagini un tratto comune ai tre monoteismi. Non usano picconi come i wahhabiti, ma svendono il patrimonio storico-artistico e lo lasciano andare in malora: accade in Italia, dove il sistema di tutela negli ultimi quarant’anni è stato attaccato da politiche iperliberiste. A denunciare il tradimento dell’articolo 9 della Carta sono storici dell’arte, archeologi, urbanisti, da Settis e Montanari a De Lucia. Allargando lo sguardo al sistema internazionale del contemporaneo, infine, si prende in esame la ‘finanziarizzazione’ dell’arte che sembra aver prodotto una nuova forma di iconoclastia. Nella cosiddetta ‘società delle immagini’, in un mainstream che ancora risente del Postmoderno, non c’è spazio per la ricerca sulle immagini con un contenuto”.
Chi è Simona Maggiorelli: giornalista professionista. Ha lavorato nei quotidiani “Liberazione”, “Il Giornale”, “La Nazione” ed “Europa”, come critico d’arte e cronista culturale. Dal 2002 nella redazione di “Avvenimenti” e dal 2006 a “Left”, occupandosi di cultura e scienza. Ha diretto la rivista “Teatro da Quattro Soldi” e ha collaborato con “La Rinascita della sinistra”, “Hystrio”, “East”, “Babylon Post” e altre testate. Tra i suoi libri: Tragicamente, sul teatro di Alfonso Santagata e con N. Garrone, F. Tei e altri, Il teatro comico toscano. Ha collaborato a La danza del drago giallo e ad Arte senza memoria di D. Fargnoli. Ha firmato l’introduzione di Party, a song for Leo di A. Raveggi e la postfazione di Figli rubati di F. Tulli.