Pier Paolo Pasolini, i diversi volti, 40 anni dopo Latina lo ricorda così.
di Cora Craus –
“Pier Paolo Pasolini…40 anni dopo – I diversi volti”. Un importante e molto ben organizzato evento culturale quello realizzato da Antonio Polselli alla Feltrinelli di Latina. Sette incontri, sette eventi per “conoscere” i volti, le sfaccettature artistiche ed umane di uno tra i più controversi e amati personaggi italiani.
Per Latina, questa iniziativa, è stata ed è una grande occasione di riflessione e condivisione, certo sul personaggio, sull’intellettuale, ma anche sulle luci e le ombre di anni carichi di fermenti e di grandi rinnovamenti per l’Italia. E, crediamo, nelle veridicità delle parole di Elio Vittorini, quando scrive: “la cultura è la forza umana che scopre nel mondo le esigenze di un mutamento e ne dà coscienza al mondo”.
Pasolini è stato un’infaticabile lottatore della volontà di cambiamento, della ricerca di un nuovo ideale politico, di un desiderio di trasparenza e verità. Parole scomode, obiettivi poco amati dal Potere.
Con una costante e attiva presenza a Sabaudia, Pasolini, ha avuto un legame stretto con la nostra terra. In molti ricordano, e ne hanno voluto dare testimonianza durante gli incontri, il suo essere uomo silenzioso e gentile, generoso e disponibile verso tutti; vero contraltare del suo fraterno amico Alberto Moravia.
Dei tanti volti di Pasolini: poeta, regista, romanziere, a noi rimane caro il Pasolini giornalista, quello delle “Lettere Luterane”, de “Le belle bandiere”, degli “Scritti Corsari”. In questi scritti c’è il passaggio dalla letteratura all’analisi dei fenomeni sociali e di costume. C’è l’Italia della ricostruzione e dei grandi scandali, della doppia morale.
“Pasolini, nel giornalismo, accentuò la sua vocazione a porsi – scrive, La nuova Letteratura Garzanti – come voce diversa, anticonformista, alla ricerca continua di una verità, in politica come in arte, nei rapporti umani come linguaggi quotidiani. [.] La sua tragica morte violenta, avvenuta nel novembre del ’75, per mano di un “ragazzo di vita”. Chiudeva una vicenda esistenziale e umana”.
Vorremmo trascrivere tutti i titoli degli incontri perché si prestano ad essere delle vere “tracce-guida”, una chiave di violino, per avvicinarsi alle mille sfaccettature di un anima tormentata e infelice, generosa e illuminata. Noi, ne citiamo solo uno: “Pasolini e il giornalismo – Il giornalista “Corsaro”; dove si sono alternate con preparazione, sicurezza ed emozione le voci di Alessandro Panigutti, Marianna Vicinanza, Vittorio Buongiorno.
“All’interno di un’ideologia genericamente di sinistra; Pasolini – scrive, l’antologia – aveva cercato di coniugare marxismo e spiritualità cristiana, nostalgia dei valori del mondo rurale precapitalistico e denuncia della violenza. Implicita o esplicita, delle strutture sociali dell’Occidente industrializzato”.
Un pensiero, un aspetto di Paolini particolarmente, emotivamente, sentito. Noi, ci siamo immersi in questo “specchio” del tormentato dialogo di Pasolini con se stesso e le sue convinzioni politiche e le sue radici religiose. Una narrazione, un “viaggio” ed un affresco di parole complesse, libere, lineari e profonde.
Davvero, abbiamo la convinzione che Antonio Polselli, per organizzare questo ciclo d’incontri, si sia ispirato all’idea di Gramsci per la cultura: “La cultura [.] è organizzazione, disciplina del proprio io interiore; è presa di possesso della propria personalità, e conquista di coscienza superiore, per la quale si riesce a comprendere il proprio valore storico, la propria funzione nella vita, i propri diritti, i propri doveri”. Una volta questo pensiero ispirava anche quale dovesse essere l’obiettivo ultimo della scuola, obiettivo che andava ben oltre l’istruzione.