Presentazione del film “LUCE”, candidato al David di Donatello, a cura del Liceo Dante Alighieri.

A cura di Cora Craus –
“Cimentarci nell’esperienza promozionale e organizzativa dell’evento è stato qualcosa di totalmente nuovo per noi studenti e studentesse: ci ha permesso di confrontarci con le nostre diverse abilità, lavorare in gruppo e collaborare per offrire uno spunto di riflessione e un punto di vista sulla contemporaneità alla comunità cittadina”. Così gli studenti e le studentesse del Liceo Classico Dante Alighieri, hanno lanciato il loro invito all’iniziativa nata, nell’ambito del progetto PCTO “Strategie dell’occhio” e invitano la comunità studentesca e la città alla proiezione-evento del film “Luce”, il giorno 1 aprile alle ore 20:30 presso il Cinema Corso alla serata parteciperanno i registi del film Silvia Luzi e Luca Bellino
“Il film che proponiamo – spiegano in una nota i giovani organizzatori – si allinea al tema centrale trattato durante gli incontri del nostro progetto: il Neorealismo e il cinema del reale. Ci siamo avvicinati a questo genere cinematografico, del quale sapevamo poco, in maniera curiosa e tentando di avere un approccio da studiosi e studiose. Si è trattato di un vero e proprio viaggio indietro nel tempo, fino al secondo dopoguerra e, nel tentativo di contestualizzare opere di registi come Rossellini o De Sica, ci siamo interrogati su quali fossero le istanze dietro i film girati e le reazioni del pubblico che in sala li guardava per la prima volta. Allo stesso modo, rispetto alla scelta del lungometraggio da proporre in sala, ci siamo posti la domanda: quale film oggi, descrivendo la nostra contemporaneità, ricorre al cinema dei grandi maestri del Neorealismo? Come è cambiata oggi la modalità di rappresentazione del reale nel cinema?
Le proposte sono state tante ma alla fine abbiamo individuato “Luce”, seconda opera, dopo “Il Cratere” della coppia di registi Silvia Luzi e Luca Bellino, con i quali avremo l’opportunità di confrontarci al termine della proiezione. Luce è uscito nelle sale cinematografiche nel 2024; dopo la presentazione all’ultima Festa del Cinema di Roma ha conseguito numerosi riconoscimenti, anche a livello internazionale. Inoltre è candidato al David di Donatello per le categorie miglior film, regia, sceneggiatura originale, attrice protagonista, attore non protagonista, fotografia e montaggio. Trattasi di un’opera introspettiva, le cui inquadrature strette sui volti e il fuoco selettivo conducono chi guarda in una sorta di immersione visivo-sonora. Il telefono della protagonista, interpretata da Marianna Fontana, assumerà via via un ruolo sempre più importante: diventerà uno strumento che illuminerà la sua vita “spenta”, ma la luce generata da quel dispositivo, così come la voce incorporea che emette, che è quella del noto attore Tommaso Ragno, risulterà non autentica, molto diversa da quella “luce-giorno” e da quel suono verso cui il film, come la vita, dovrebbe tendere.
La visione in anteprima del lungometraggio, funzionale alla preparazione dell’evento, ci ha permesso di cogliere gli aspetti tecnici e di approcciarci al film in maniera estetica. Luce è sicuramente un’opera autoriale, in quanto Luzi e Bellino ne seguono la genesi e il percorso produttivo in ogni sua fase; la regia ritrae la protagonista che oltrepassa più volte la linea di confine tra l’effettivo/tangibile e il desiderio. La ragazza, dopo un primo momento di esitazione, si abbandona completamente a ciò che vorrebbe fosse reale, ritrovandosi in una dimensione di fragilità e facendosi portavoce di un dolore profondo ed universale. La sua è una condizione di assoluta alienazione, evidente a partire dal suo impiego in una fabbrica, del quale percepiamo l’asprezza grazie al ruolo centrale del sonoro e di un calibrato equilibrio luce-buio.
L’illuminazione artificiale del telefono cellulare mantiene viva la flebile speranza che tutto ciò che la giovane donna desidera corrisponda al vero: tuttavia il mondo di internet e dei social ci mostra spesso come il virtuale sia più incline a mentirci, filtrando la realtà come noi vorremmo che fosse e rendendoci dipendente dal dispositivo e da tutto quello che esso rappresenta. Rapporti di potere e subordinazione non sono estranei alla protagonista, che deve in primo luogo sottostare alle rigide regole e imposizioni della fabbrica e in seguito anche alle indicazioni della persona ardentemente desiderata. Tutte queste componenti ci hanno profondamente colpito durante la visione e hanno confermato la nostra scelta iniziale”.