Quel 25 aprile che ci ha restituito dignità, la gioia di sentirsi liberi.
di Alga Madia-
Erano tanti, ma chissà poi se davvero così tanti, sicuramente mossi dall’estremo bisogno di tornare a vivere, sorridere, amare. O forse di cominciare finalmente a farlo.
Erano i nostri bisnonni, magari nessuno li ricorda più, eppure è a loro che dobbiamo la libertà dei nostri giorni, del nostro vivere quotidiano.
Non erano soli, ma supportati dagli alleati e con quel risaputo enorme dispendio di vite umane riuscirono a mettere un punto a quel tragico periodo di morte e rovine. Perché il loro sogno era davvero distante da quell’Italia che era sotto i loro occhi: una Nazione di fame e stenti, di polvere e sporcizia, di lacrime e di un forte odore di sangue: odore di sofferenza e di morte.
Fisicamente impossibile resistere ancora, restare inermi e rassegnati a farsi passare la vita addosso senza poter viverla pienamente. E così che nascono i sogni, che se sono veri, fanno il miracolo: il sogno di liberare sé stessi e le generazioni future da un’oppressione avvilente e sempre più insopportabile.
Così nacque la resistenza, da un sogno, che percepivano possibile, nonostante potesse sembraee pura follia.
Iniziò così, da quel 25 aprile del 1945 il non breve processo di liberazione della nostra Italia dall’oppressione fascista.
Partì da semplici, ma estremamente meravigliose, idee di democrazia e libertà, andando avanti, fra mille difficoltà e con tanta impreparazione, ma inesorabilmente, senza stancarsi, fino alla Costituzione italiana.
A noi oggi toccherebbe solo di abbassare la testa, consapevoli che la nostra vita, senza il sacrificio delle loro, non sarebbe stata la stessa cosa.
Buona festa della liberazione, per tutte le volte che, il sabato mattina, saremo liberi di scegliere il colore della camicia che indosseremo.