Rosa Emilia Giancola, Consigliera Regione Lazio
A cura di Cora Craus –
“Proust… in terra pontina”, rubrica liberamente ispirata al questionario di Marcel Proust. Risponde: Rosa Emilia Giancola, Consigliere Regionale del Lazio.
La politica, una missione o una passione?
Entrambe le cose, aggiungerei però, un elemento importante per chiunque ambisca a rappresentare qualcosa o qualcuno. La generosità. Per rappresentare l’altro da te devi essere disposta/o a perdere i confini di te stesso e in quello spazio condiviso lasciarti attraversare dalle istanze che incontri e senza essere tentata/o dal consenso che un tuo eventuale successo può incontrare. Ed infine essere pronta/o a separarti dal senso che questo può rappresentare per te una volta che il mandato finirà. Il “Levitano” della politica è la tentazione della professione politica.
Il tratto principale del suo carattere?
La resilienza e la generosità. Cerco sempre di dare una seconda possibilità, se sono nella condizione di poterla concedere, perché spero sempre di trovarmi e di trovare la stessa condizione.
I Social network, una nuova opportunità o un nuovo incubo?
I social sono uno strumento. Non sono né buoni né cattivi. Come tette le innovazioni tecnologiche dipende da come le si utilizza. Al momento lo sfogatoio del web distrae dal vero impegno.
Il look, una faccenda da personal shopper o una scelta personale?
Cerco di assomigliare il più possibile a me stessa. Ma ho un mio stile. Sono a metà tra l’etnico e il pop.
Lei, personaggio centrale di una storia; chi è l’autrice, Anna Maria Ortese o Grazia Deledda?
Direi decisamente Anna Maria Ortese.
Una giornata speciale: con quale donna del passato vorrebbe incontrarsi?
Frida Kahlo.
Il femminicidio, un crimine come un altro?
No. direi che dentro i femminicidi possiamo leggere tutta la crisi del genere maschile insieme al malessere di una società che non ha più nessuna educazione ai sentimenti e ai rapporti con l’altro; l’alterità è vissuta come una minaccia costante.
Il futuro dei giovani: l’Italia o l’Europa?
Il futuro si costruisce nel presente. Credo che molti giovani debbano porre oggi con forza la questione dei patti tra generazioni in termini di opportunità. Dovrebbero essere guidati ad organizzarsi politicamente e non ad essere cavalcati dai populismi, lasciando che la loro sana e giovane voglia di emergere e di avere una possibilità venga convogliata in temi che riducano le loro aspirazioni al male minore. Soprattutto nei contesti lavorativi. Sono davvero in grado di riconoscere un diritto da esercitare da un sopruso sottile? Se continuano ad essere delle monadi in cerca di possibilità e dove tutti ripetono il mantra “ti conviene andare via” chi resterà qui a difendere ciò che va difeso in termini di possibilità?
Un tratto distintivo dei latinensi?
La difficoltà ad avere un tratto distintivo. L’assenza di una narrazione condivisa.
Un difetto di Latina?
L’essere modaiola.
Un pregio della città?
È una città che nella sua architettura razionalista e al di sotto della soglia della sua consapevolezza la predispone ad accogliere la “contemporaneità” nel senso più ampio del termine, ma nello stesso tempo la rifiuta, assumendo in risposta, a tale conflitto, un’insolente statica indifferenza.
Una priorità culturale a Latina?
Spazi culturali vivi, inclusivi, dove elaborare una narrazione “realmente” condivisa. Evitare la tentazione del “salotto buono” spesso autoreferenziale e superare il complesso della “città giovane”!
Una scrittrice/re pontino da non perdere di vista?
In termini di “narrazione condivisa” è doveroso ricordare l’opera di Antonio Pennacchi, anche se personalmente ho amato soprattutto uno dei suoi primi libri “Palude”. Altri stanno emergendo, anche se devo essere sincera, non ho avuto modo di approfondire la loro conoscenza.
Un musicista pontino di cui tessere le lodi?
Per quelli già noti non ho nulla da aggiungere. Direi invece che c’è molta sperimentazione in questo ambito. Simone Sabatino, Emanuele Galoni. Latina è davvero un fermento di talenti che ancora non trovano spazio!
Un regista pontino che ammira?
Gianfranco Pannone, e Massimo Ferrari. Il primo per il solito tema della “narrazione condivisa” il secondo perché ha avuto molto coraggio a girare il documentario “Atlantis” dentro una fabbrica occupata (la Tacconi Sud) raccontando una storia che ha attraversato i confini del Lazio e anche quelli nazionali.
Un pittore pontino che tutti dovrebbero conoscere?
Ce ne sono tanti. Ersilia Serecchia, mi piace e Daniele Frisina, per esempio, forse è poco conosciuto.
La poetessa/ta pontino che più apprezza?
Simone Di Biasio, l’esperienza dei CardioPoeti, tra questi Fabio Appetito ha vinto il premio Alda Merini.
Il nome della città: Littoria o Latina?
Latina è comunque il nome. Direi che iniziamo a raccontare la storia di questa città se condividiamo l’idea che non serve cambiare nome per avere in cambio una “storia dimenticata” nella quale “Latina” è rimata cristallizzata a mio avviso per troppo tempo! Ci serve ricordare che si “chiamava” Littoria, per iniziare a scrivere una storia condivisa, quella di una città che si chiama Latina!