Uccise due volte: femminicidio, linguaggio e media
Di Cora Craus –
“Stop alla violenza: le parole per dirlo”; “Donne, grammatica e media”; “Stereotipi – donne nei media” sono libri ideati e curati dall’Associazione Giulia-giornaliste con il patrocinio della Federazione Nazionale Stampa Italiana (FNSI). Piccole, dense letture compagne di viaggio e di riflessioni per trasformarsi, essere soggetti attivi nella lotta contro la violenza sulle donne, contro il femminicidio e il suo modo di raccontarlo.
Letture per chi crede che fare il giornalista o, anche, semplicemente, scrivere per un pubblico, significhi davvero influenzare, determinare il cambiamento culturale della società. Per chiunque creda di poter scardinare i pregiudizi, di infondere con l’uso e la scelta delle parole rispetto, a tutto tondo, per le vittime e anche per i carnefici. In noi risuona forte l’eco del “Nessuno tocchi Caino”.
“Attrice fondamentale – scrive Stefania Cavagnoli nel volume Stereotipi, donne nei media. – del cambiamento, oltre alla scuola, è la stampa; attraverso le scelte di chi fa informazione si raggiungono grandi risultati e si ottengono grandi modifiche nell’uso della lingua che rispetta le differenze, che nomina le persone con il loro giusto nome, che rappresenta davvero la realtà”
Quanto mai attuali e vicino sentiamo le parole scritte da Silvia Garambois, presidente di Giulia, nell’introduzione del libro di Cecilia Robustelli Stop alla violenza: le parole per dirlo. “Troppo spesso, sulla stampa come i n tv, nel racconto della violenza vengono utilizzati stereotipi, o viene assunto il punto di vista dell’aggressore, o si insiste su particolari non inerenti i fatti. O c’è un pregiudizio su chi ha subito violenza (per l’abbigliamento, per le sue relazioni): il rischio è uno scambio delle parti, con il carnefice che si fa vittima, e con la “normalizzazione” della violenza, sia essa stalking, botte, stupro o femminicidio. Luisa Betti nel suo saggio – che apre questo manuale – approfondisce il tema della “doppia vittimizzazione”. I libri sono ispirati al “Manifesto delle giornaliste e dei giornalisti – Per il rispetto e la parità di genere nell’informazione – Contro ogni forma di violenza e di discriminazione: attraverso parole e immagini”
Chi è Giulia, acronimo di giornaliste unite libere autonome?
Leggiamolo in Donne, grammatica e media: “Gi.U.Li:A. è nata da una ribellione. La disobbedienza di un gruppo di giornaliste che non si riconoscevano nel modo in cui l’informazione racconta, e tratta, le donne. Cronache di umiliazioni, di ragazze-tangenti, di uomini potenti e di logiche politiche che premiavano corpi e schiacciavano ingegni, di collaborazioni d’oro e ministeri elargiti per meriti estetici, mentre la popolazione femminile faticava a trovare lavoro, asili nido e rappresentazione”.