Un coraggioso romanzo di denuncia il libro “Solitudini di sangue” di Moka
di Cora Craus –
“Il mutismo di mura domestiche, inespugnabili, ci ha insegnato a tenere lontano i vicini, dai segreti coniugali ,[.] figli e donne, tutti coniugati col dolore, feriti con rimasugli di vite sognate, che lottano tra il senso di impotenza e quello di ribellione”
Questo è l’incipit del capitolo “Solitudine di sangue” che dà il titolo all’omonimo romanzo di Moka, scrittrice novarese, ad essere precisi l’autrice è di Solcio di Lesa. Il libro è una storia corale avvolta in un’atmosfera distopica che racchiude storie inquietanti dal sapore claustrofobico dove campeggia l’infinita solitudine delle vittime nell’inarrestabile commedia umana.
“Solitudini di sangue” (Ed. Il babiEditore – pag.107 – €17) è un libro di denuncia dove s’incrociano, lampeggiano i bui destini di tante donne, bambini, ragazzi con il comune denominatore di essere martiri, ancora vivi, di ogni genere di abusi e di violenze domestiche. Purtroppo, dobbiamo annotare, e la cronaca di questi giorni lo conferma, sono racconti terribilmente attuali. L’autrice cattura e rimanda con controllato equilibrio narrativo senza deformazioni né compiacimento il disagio, lo sfinimento, la vergogna e il senso di colpa delle innocenti vittime.
Il filo di Arianna o, forse per meglio dire, la lanterna di Diogene che accompagna la lettrice/re in un desolato labirinto di dolori e sconfitte dell’essere umano è la dolce, tenace storia d’amore tra la protagonista Lena, una determinata, inflessibile poliziotta dallo sguardo limpido e Matt, pilota del 34º Squadrone Elicottero di Soccorso “nei cui occhi aleggia una tristezza antica” e tanti mostruosi segreti nel suo passato; ma l’amore è quello di un’alchimia che “non si può impedire agli atomi più esterni di due estranei apparenti il ricongiungimento. Perché sono contorni strappati in un’altra vita”.
Sullo sfondo un co-protagonista, un personaggio inquietante, un misterioso ingegnere, un Senza Nome, solo una sigla X9024 con la sua terrificante invenzione del tunnel che annulla la dimensione dello spazio, si è dato la missione di raccogliere i cocci delle esistenze squarciate dagli abusi e poi… le trasforma in esseri Senza Nome, senza identità, senza ricordi, senza sentimenti se non l’odio verso “il mondo ci vedeva, ma non ascoltava, come quando eravamo le vittime dei nostri padri, dei nostri parenti, delle persone che avrebbero dovuto amarci e invece distruggevano la nostra anima”.
“Solitudine di Sangue” ha uno stile personalissimo, a cominciare dal biglietto da visita di ogni libro: la copertina realizzata dall’artista Giulia Marone con la tecnica della punta secca, stampata a mano su carta tedesca da stampa,(l ’opera originale e le copie numerate sono acquistabili presso l’editore), una narrazione piena di flashback dove la lettrice/ re non è invitato ad immedesimarsi nei personaggi ma piuttosto ad essere un attento ascoltare, un vigile compagno di viaggio e trasformarsi in testimone di denuncia, di speranza, nonostante gli annichilenti fatti narrati. Già, ma ci sarà una speranza, una risposta, uno spazio in “Solitudini di sangue”, per una redenzione, una rinascita per un’umanità sempre più violenta e alienata, distopica?