Un cuore rosso che si trasforma in revolver. Donne al bivio
Federica Nitti –
marito, un fidanzato che si trasforma in un assassino. Una passione amorosa che si traduce in un lago di sangue. Non si tratta più di casi estremi, dettati dalla follia, ma di situazioni comuni che si ripetono. In Italia una donna su tre tra i 16 e i 70 anni è stata vittima nella sua vita dell’aggressività di un uomo. Questo quanto emerge dai dati agghiaccianti dell’Istat.
Il primo campanello d’allarme, la gelosia, un fattore sottovalutato e considerato inizialmente, una prova d’amore, una cosa “normale” all’interno di una vita di coppia. Poi l’uomo che prima dichiarava amore eterno diventa un mostro, se qualcosa sfugge al suo controllo, se perde il potere del possesso, si comporta in maniera irrazionale. Poco dopo si arriva alle mani, occhi neri, lividi che neanche più il trucco è in grado di coprire, ma si preferisce continuare a vivere a fianco del proprio carnefice, in silenzio sopportando l’amaro dell’umiliazione per paura di essere uccise. La storia di Luisa che sposa un dirigente d’azienda, tutto sembra perfetto, finché non arriva il giorno in cui lui sbotta.
«La prima volta è stato perché avevo messo al posto sbagliato un mestolo. Sento ancora il rumore dei colpi sulle orecchie. Dopo mi ha detto: mi devi ringraziare, ti ho picchiata dove hai i capelli, così non si vede».
Una visione distorta di se stesse, della vita, dell’amore che entra in gioco. Si crede di poter amare ancora quell’individuo che di un uomo ha solo le sembianze fisiche, di poter perdonare ancora una volta, difficile spezzare quella dipendenza affettiva.
«I primi tempi prendevo le botte come un gesto d’affetto: sono cresciuta con una padre violento, credevo che anche il mio ex lo facesse perché mi amava» queste le parole di Sara una romana di 50 anni, che ha sopportato calci e pugni e percosse per 10 anni.
In questi casi la capacità di ragionare viene meno, perché quell’uomo non solo ha violato il corpo della sua compagna, ma padroneggia anche la sua mente, si fa gioco della sua fragilità.
Ognuna di loro ha una storia diversa alle spalle, ma il risultato è lo stesso. Un incubo per tutte, dal quale è difficile svegliarsi senza l’aiuto di qualcuno. Trovare la forza di rivolgersi alle autorità, il coraggio di parlarne con i familiari diventa difficile, quasi impossibile, ma è l’unico modo per provare a riprendersi una vita normale e la possibilità di essere felici.