Un pomeriggio con Giselda Palombi. Sceneggiatrice e attrice di Latina
di Luisa Belardinelli –
Una breve telefonata organizzativa e come per magia riesco ad incontrare Giselda Palombi. Amiche da non molto tempo (quello che serve per stimarsi reciprocamente) ci incontriamo con un sorriso che ci spinge ad abbracciarci e a sederci sui morbidi divanetti di un bar del centro di Latina.
Era tanto che non incontravo Giselda, probabilmente dall’ultimo spettacolo di qualche mese fa al Teatro Fellini di Pontinia; due monologhi scritti proprio da lei e dedicati alla crisi finanziaria del nostro Paese. Ecco cos’hanno di straordinario le sceneggiature di Giselda, il loro sapore attuale, concreto e a tratti sorprendentemente ironico.
Giselda Palombi nasce teatralmente nel territorio locale con la sua Compagnia Grosso Gatto caratterizzata da un teatro puro e libero: il dramma, la commedia, il musical e il teatro per l’infanzia fanno parte del repertorio. L’eclettica Giselda ha vissuto molteplici vite tutte coerenti fra loro le quali seguono un filo artistico di tutto rispetto. Le sue più profonde esperienze legate alla recitazione sono state di certo il laboratorio biennale con Nino Bernardini, le formative esperienze con Alberto Di Stasio e Mamadou Dioume e dulcis in fundo i laboratori e la sua preparazione individuale con Dario Fo e l’indimenticabile Franca Rame.
Un curriculum di tutto rispetto per una giovane artista che sul palco porta con sé una valigia piena di emozioni e di ricerca. E’ infatti amante della scrittura e della storia medievale, non a caso Giselda ha conseguito una laurea in Lettere Classiche.
LB.: “Perche’ il tuo ritorno a Latina?”:
GS.:“La mia scelta di tornare a Latina per sviluppare qui il mio lavoro è stata razionale e ragionata. Io sono nata e cresciuta in un territorio che amo. Dalla natura del luogo alla vivacità delle culture di questa piccola America d’Italia, fatta di coloni e migranti del nord e del sud del nostro Paese, un luogo che ancora non è consapevole della ricchezza della propria tradizione “mista”, non è ancora consapevole delle potenzialità della propria cultura. Un luogo che non ha ancora un proprio dialetto né una propria condivisa cultura né tradizioni condivise è un luogo che sta vivendo le origini della propria storia proprio sotto i nostri occhi. Costruire qualcosa qui è sicuramente più faticoso che in molti altri luoghi, tuttavia essere partecipi di questo sviluppo è secondo me quasi un dovere per noi tutti”.
LB.: “Esistono secondo te prospettive coerenti per una promozione culturale e teatrale nel nostro territorio?”
GS.: “Latina è una città ricca di talenti. Nonostante i problemi di comunicazione che si notano rispetto ad altre province ci sono diversi gruppi che portano avanti discorsi personali sul teatro, fuori dalle forzature imposte dalla ricerca del “grande pubblico”. E se a muovere numeri di spettatori notevoli continua sempre il teatro napoletano e i grandi nomi, esiste una piccola folla di spettatori più selettivi, che seguono con interesse la scena off, dalle compagnie locali agli ospiti noti e meno noti. Ciò che manca, a mio parere, sono gli spazi pubblici disponibili. Il teatro off spesso utilizza spazi teatrali non convenzionali, da magazzini abbandonati a chiese in disuso, fabbriche o altri edifici dismessi, basta dare uno sguardo nel resto d’Italia. A Latina e provincia ci sono alcuni teatri che effettivamente funzionano ma rispetto ad altri luoghi manca appunto la cultura dell’utilizzo degli spazi alternativi. E poi, come sempre, auspico la più grande coesione tra professionisti del teatro! Qui, come nel resto d’Italia, servirebbe un forte spirito corporativo”.
LB.: ”Un uccellino mi ha detto che il Grosso Gatto non si ferma mai…”
GS.: “Il povero uccellino ha ragione! Lo scorso anno abbiamo avviato con Alessia de Bortoli uno spettacolo incentrato sulla grave crisi economica, che ora sta proseguendo il suo viaggio con la compagnia Teatro Antico diretta da Elisabetta Centore. Il prossimo lavoro uscirà tra poco ma non voglio preannunciare troppo. Lo spettacolo che vedrete è un recupero in chiave moderna di un capolavoro della nostra letteratura, attraverso modi e linguaggi diversi e contaminati senza rispetto per le regole. Questo stesso principio vale per le splendide musiche che Enrico Angelini ha composto per lo spettacolo. A breve ne parleremo meglio! Ci sono in cantiere anche due lavori editoriali. Il primo riguarda un romanzo in uscita, il secondo è un lavoro che sto amando molto, in collaborazione con l’artista stampatrice Federica Casalati: un progetto di libro d’arte con stampa a caratteri mobili illustrato a xilografia”.
Non conta il freddo vento che si è alzato facendo svolazzare tovaglioli e bustine di zucchero vuote. In quel bar io e Giselda ci siamo rimaste a lungo, dai caffè ai cappuccini, da una risata a un’idea da promuovere. Un pomeriggio con Giselda, mai banale. Da rivivere quanto prima, tra noi o anche direttamente a teatro.