Via Aspromonte. Un’esperienza con le sue ospiti
di Alga Madìa –
Sono sedute sulle scale del palco del piccolo teatro all’interno del carcere. Forse 30, si raccontano e raccontano a noi del progetto che hanno realizzato in collaborazione con “Solidarte” per la biennale d’arte che a Latina si svolge appunto ogni due anni.
Mentre raccontano della loro esperienza all’inizio un po’ timide, sorridono, parlano dei loro cari, delle persone cui si sono ispirate, del lungo lavoro in piccoli gruppi che hanno affrontato per diventare artiste per una volta. Loro, che fuori da qui, non avevano mai avuto a che fare con tempere, colle, pezzetti di stoffa, aghi e filo. Qualcuna si commuove raccontando di chi c’è fuori, chi vorrebbe riabbracciare e fa commuovere anche qualcun altra. Parlano della loro cella, lo spazio ristretto in cui vivono, del loro letto non tŕoppo comodo. Ringraziano la direttrice per aver concesso loro di vivere questa esperienza che ha fatto bene a tutte. Ci sono applausi, domande, alcune un po’ retoriche e scontate.
Mi decido ad alzarmi: “Credo che noi non siamo qui per giudicare, lo ha già fatto la giustizia. Ma siamo qui perchè il vostro impegno in un campo (quello artistico) nella società così distante da voi in questo momento, è stato premiato.
Avete lavorato bene, con passione e impegno e questo è emerso dai lavori che avete presentato. Così credo che l’augurio migliore che vi si possa fare è quello di adoperare il resto del tempo che vi resta da vivere in questa condizione di carcerate, in maniera costruttiva, certe che l’arte, in qualunque forma la si costruisca è sempre sinonimo di crescita personale e anche di gruppo. Quello stesso gruppo che vi ha viste insieme a scambiarvi opinioni e idee per realizzare le vostre tavolozze. Ciascuna rappresentava un pensiero, una mancanza, un desiderio, un bene profondo.
Tutte quelle cose che uscendo da questo carcere vi porterete dietro, sperando che vi saranno d’aiuto e di supporto per affrontare quella vita (nuova) che vi attende fuori da qui.