Aldo Manuzio e la lettera di Papa Luciani
di Cora Craus –
Papa Giovanni Paolo I, al secolo Albino Luciani, è stato un fan d’eccezione del bassianese più famoso della storia e in una “lettera” scrive: “…Caro Manuzio, pagherei qualcosa per vedervi in una tipografia di oggi.
Il vostro torchio stampava trecento fogli in una giornata; le rotative di oggi buttano fuori decine di migliaia di giornali in un’ora. Al vostro tempo i libri erano tanto preziosi che si fissavano con catenelle agli scaffali delle biblioteche, pochi potevano acquistarli, i papi comminavano scomuniche contro chi avesse osato rubarli”.
Il brano è tratto dal libro “Illustrissimi” (ed. Messaggero di Padova – pag.350) e porta una firma illustre, quella di Papa Giovanni Paolo I, al secolo Albino Luciani; il papa dei 33 giorni, lo stesso numero degli anni di Cristo.
“Illustrissimi”, racchiude una raccolta di “lettere impossibili” che Papa Luciani, all’epoca Patriarca di Venezia, indirizzava a personaggi storici e mitici di tutti i tempi e luoghi; a cui descriveva e commentava i grandi problemi che affliggevano (siamo nel pieno degli anni settanta), e per la verità continuano ad affliggere, il mondo d’oggi. Il libro parla, fra i tanti personaggi, anche di Aldo Manuzio, l’illustre bassianese, di cui ricorrono i 500 anni dalla morte.
Aldo Pio Manuzio è ritenuto il primo editore in senso moderno del termine. E il suo catalogo per oltre cinque secoli è stato considerato un vero e proprio compendio del sapere umanistico
Nel capitolo, “Aldo Manuzio – Illustre umanista tipografo di Bassiano”, Papa Luciani si dilunga in considerazioni sulla stampa in generale e pone l’accento riguardo i suoi molti pregi e altrettanti difetti. Si sofferma compiaciuto sulla grande diffusione raggiunta dai libri nel mondo moderno non senza una nota dolente infatti, con rammarico, annota: “in America i giovani lettori sdegnano conservare i libri: li comprano e, a mano a mano che avanzano nella lettura, strappano le pagine lette e le gettano via”.
Albino Luciani “conversando” con il grande editore con la leggerezza e la confidenza che si riserva ad amico di vecchia data ed infinito rispetto, non disdegna di fare un po’ di gossip e scrive: “Mi spiacque veder fianco a fianco un libro vostro e un libro “pirata” dello stesso stampatore fiorentino Giunta, che a Lione vi copiava rozzamente, arrecandovi danno col plagio e con la disonesta concorrenza. Anche esaminando libri di quattrocento anni fa, saltano dunque agli occhi affari poco puliti e la deprecata fame dell’oro”.
Rimane in noi la curiosità, per davvero impossibile, da soddisfare: di quale avrebbe potuto essere la risposta, il contro commento dell’illustre pontino. E non solo per quanto riguarda la stampa, ma anche per la realtà generale che ci circonda, gli avvenimenti di cui a volte siamo attoniti o rabbiosi testimoni, per il consumismo imperante per il quale, secondo papa Luciani, si fa pressione sull’ “individuo e sul suo complesso di inferiorità, fino a portarlo al dilemma seguente: o io acquisto il tal prodotto, o sono senza appello condannato all’infelicità”.
Già, il pensiero di Aldo Manuzio, un libero pensatore, che oltre cinque secoli fa in un’Europa messa a ferro e a fuoco – scriveva – “se si maneggiassero più i libri che le armi, non si vedrebbero tante stragi, tanti misfatti e tante brutture”.