Antonietta De Luca, “In cerca di sole”, un romanzo bello e difficile, affascinante e crudele
di Cora Craus –
“In cerca di sole” di Antonietta De Luca è un romanzo bello e difficile, affascinante e crudele. Un romanzo che racchiude, narra le aspirazioni di un affiatato gruppo di giovani ragazzi/e innamorati/e del giornalismo, il giornalismo nobile e coraggioso: quello d’inchiesta. E non a caso i punti di riferimento dei protagonisti sono le redazioni di “Presa Diretta” di Riccardo Iacona e “Report” di Milena Gabanelli.
Tutta la storia ruota fintamente intorno al mondo dei media con la trovata letteraria, già cara al Manzoni, del ritrovamento di lettere e articoli di una giornalista, ormai scomparsa, della redazione fiorentina de “la Repubblica”. Il nucleo del romanzo è la frana di Agrigento del 1966. Antonietta De Luca si butta a capofitto nella ricerca e nella ricostruzione delle grandi e colpevoli catastrofi che hanno afflitto e ancora affliggono l’Italia. Il romanzo, come accennato, si concentra su un preciso avvenimento, su una città della Sicilia simbolo di bellezza e cultura: Agrigento. Città che si prepara a festeggiare i 150 anni della nascita del suo più illustre cittadino Luigi Pirandello.
Il romanzo “In cerca di sole” (ed. Memoranda – pag.220 – € 16) si sviluppa e si avviluppa intorno ad una storia di speculazione edilizia, di mafia e di politica. In alcune pagine si fa arduo distinguere chi e cosa è la mafia e chi e cosa è la politica tanto sono stretti gli intrecci e le radici in quel particolare periodo storico.
Un romanzo denso e corposo pieno di riferimenti e riproduzioni di articoli e documenti. Un romanzo leggero, perché vi brilla l’entusiasmo, la sfida, la voglia di giustizia e legalità dei giovani protagonisti: una diversa, nuova “meglio gioventù”.
È un romanzo- verità che mette in risalto la capacità investigativa, la fluidità narrativa dell’autrice nonché la sua formazione culturale che emerge nelle belle citazioni letterarie che vanno da Eugenio Montale ad Alda Merini passando per i moderni cantautori. Il romanzo racchiude un quadro d’insieme che si configura fin dalle prime pagine come l’organizzazione di disparati pezzi di una moltitudine di puzzles.
La De Luca è un’abile illustratrice di fatti e avvenimenti politici, descrive con una autentica osservazione cronachista, e ritrae con efficacia la psicologia dei molti personaggi coinvolti trasformando la Storia e la cronaca giudiziaria e parlamentare dell’epoca in un romanzo dallo stile asciutto e dai dialoghi accattivanti e spontanei. L’autrice getta sguardi sul mondo segreto della malavita in doppiopetto e prova a scandagliare il lato umano, il lato oscuro “delle disastrose scelte urbanistiche dal secondo dopoguerra e sino alla frana del 1966, le vicende urbanistiche agrigentine si sono consumate all’interno della borghesia, grande e media, ed anche della piccola imprenditoria agrigentina, sempre legata per tradizione “gattopardiana” al potere politico dominante di turno”.