Aspettando la cerimonia del Nobel. Un excursus tra le organizzazioni che sono state insignite del premio: “Medici senza frontiere”
Di Cora Craus –
Il premio Nobel per la Pace 1999 fu assegnato a “Medici senza frontiere”, un’associazione fondata da medici e giornalisti le cui parole d’ordine erano e sono: intervenire, raccontare, denunciare.
L’associazione si pose da subito l’obiettivo di creare un nuovo tipo di intervento umanitario che coniugasse la capacità di immediato soccorso e di alta professionalità con indipendenza, testimonianza e divulgazione. “Nessun medico può fermare un genocidio – affermò James Orbinski, allora Presidente di MSF, nel messaggio di accettazione e ringraziamento alla cerimonia del 10 dicembre – Nessun operatore umanitario può fermare la pulizia etnica, così come nessun operatore umanitario può fare la guerra. E nessun operatore umanitario può fare la pace. Queste sono responsabilità politiche, non imperativi umanitari. Lasciatemelo dire molto chiaramene: l’atto umanitario è il più apolitico di tutti gli atti, ma se le sue azioni e la sua eticità vengono presi sul serio, può avere le più profonde implicazioni politiche”.
Chi sono e quando sono nati i “medici senza frontiere”, i medici “guerriglieri” come venivano chiamati alle loro prime missioni?
Medici senza frontiere (Medecins sans frontières) è un’organizzazione internazionale non governativa, fondata il 22 dicembre 1971 a Parigi da medici e giornalisti. Essa si prefigge lo scopo di portare soccorso sanitario ed assistenza medica nelle zone del mondo in cui il diritto alla cura non è garantito. È presente e agisce in ogni parte del mondo.
L’accademia di Oslo assegnò il premio a Medici senza frontiere con una delle più belle motivazioni: “Il Comitato norvegese del Nobel ha deciso di premiare con il Premio Nobel per la Pace per il 1999 Medici Senza Frontiere (MSF), come riconoscimento per il lavoro umanitario pionieristico che l’organizzazione ha realizzato in vari continenti. Fin dalla sua fondazione nei primi anni ’70, MSF ha aderito al principio fondamentale che tutte le vittime di un disastro, sia naturale sia di origini umane, hanno diritto a un’assistenza professionale, fornita con le maggiori celerità ed efficienza possibili. I confini nazionali e le circostanze e le simpatie politiche non devono influenzare la decisione su chi debba ricevere aiuto umanitario. Mantenendo un alto livello di indipendenza, l’organizzazione è riuscita a portare avanti questi ideali. Intervenendo con rapidità, MSF porta all’attenzione pubblica le catastrofi umanitarie, e segnalando le cause di tali catastrofi, l’organizzazione aiuta a formare la pubblica opinione contro la violenza e l’abuso di potere. In situazioni critiche, segnate dalla violenza e dalla brutalità, il lavoro umanitario di MSF ha permesso all’organizzazione di creare aperture per contatti fra le parti opposte. Allo stesso tempo, ogni aiuto coraggioso e disponibile al sacrificio mostra alle vittime un volto umano, testimonia il rispetto per la dignità della persona ed è una fonte di speranza per la pace e la riconciliazione”.
Il premio fu di circa un milione di dollari che l’associazione destinò ad un fondo per la cura delle “malattie rare”, malattie che appunto non sono molto diffuse non generano grandi profitti e che quindi non suscitano l’interesse delle grandi aziende farmaceutiche private.