“I due volti di una vita”di Sara Nucera, giovanissima scrittrice di Nettuno.
Di Cora Craus –
“I due volti di una vita” di Sara Nucera (ed. Atlantide – pag. 128 – €12) è un romanzo poetico, intrigante con una scrittura limpida ed un’armoniosa narrazione. Un romanzo di formazione che affascina per quei due aspetti che lo attraversano: l’amore per la letteratura e il bisogno, la necessità di scrivere della protagonista come elemento di guarigione. La malattia mentale, nei suoi mille rivoli e con il suo carico di paura, di estraniazione è il pesante convitato di pietra.
“I due volti di una vita”, romanzo d’esordio di Sara Nucera, giovanissima scrittrice di Nettuno, piacerà molto ai giovani lettori che vi troveranno le descrizioni, gli echi di quei comuni passaggi che conducono al divenire adulti. Commuoverà, è l’effetto che ha avuto a su noi giovani di ieri, perché vi si ritrova la freschezza di emozioni, di paure, di sogni, di speranze, di quelle adolescenziali e definitive decisioni “per sempre”… che durano lo spazio di un mattino.
In breve la trama:
“Alice, protagonista e voce narrante, è una normale ragazza alle prese con l’inizio dell’università, la sua vita apparentemente perfetta viene stravolta dalla fine di un amore che l’aveva accompagnata durante tutta la sua adolescenza. Il senso di vuoto che la pervade la distrae da tutto quello che aveva sempre immaginato per il suo futuro, lasciandola con infiniti punti interrogativi ed un’incolmabile tristezza nel cuore. Soltanto nella piccola libreria della cittadina medievale dove è nata e cresciuta, può trovare rifugio da quell’assillante senso di vuoto”.
Il romanzo, una storia inquietante e misteriosa ha un ben costruito e cesellato intreccio. Una storia di amicizia e di amore. Ricco di rimandi e citazioni letterarie, sempre lievi e ben inserite nella narrazione. Un elemento importante per il dipanarsi della storia è il libro “Le città invisibili” di Italo Calvino, trasformato in strumento e legame di comunicazione oltre il tempo, oltre il buio, oltre il silenzio.
Risalta in maniera pacata, quasi neutra l’assenza di dialogo, di attenzione tra la protagonista e i suoi genitori, così come il silenzio di Alice verso di loro. Un modo, forse indispensabile, per la “combattente Alice” di conquistarsi la sua unicità di persona?
Cosa può riservare un incontro tra una combattente ed un sognatore come Riccardo? “Lo amavo in modo diverso, lo amavo come si amano gli arcobaleni, le rondini che sfiorano il mare. Lo amavo come si può amare l’acqua quando hai sete, perché ne avevo bisogno, era la mia ancora ed io sono affondata con lui. Non era un amore fisico, non era nemmeno un amore platonico, era semplicemente diverso, da ogni cosa possibile e immaginabile”.
Chi è l’autrice?
Sara Nucera, è nata a Roma ma vive a Nettuno e si è diplomata presso il Liceo scientifico Innocenzo XII di Anzio. Sta conseguendo la laurea in Lettere Moderne presso l’Università “La Sapienza” di Roma. Molto legata alla nostra città dove il suo papà da molti anni lavora come medico al pronto soccorso dell’Ospedale Santa Maria Goretti di Latina.