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ED LIBRI: IL GUSCIO DELLA TARTARUGA di Silvia Ronchey

 

di Cora Craus –

Sessantacinque personaggi: un caleidoscopio letterario che mostra, affascinanti ritratti, sapienti profili descritti con brillante narrazione. La vita di ogni personaggio è raccontata, anzi fermata sulla pagina quasi fosse un’istantanea di parole. Una vera e propria galleria del sapere: nomi popolari che risuonano sulla bocca di tutti noi, o, al contrario, nomi circoscritti agli “addetti ai lavori”.

“Il guscio della tartaruga – Vite più che vere di persone illustri” di Silvia Ronchey (ed. Nottetempo – pag.245 – €15,50) racchiude, nelle sue pagine, la biografia di personaggi che hanno fatto la storia del pensiero poetico-narrativo-filosofico del genere umano.

Sono tante le curiosità, le domande che suscita la lettura di questo libro. Ci si chiede quale filo possa legare Sant’Agostino a Voltaire, Saffo a Ildegarda di Bingen, Balzac a Marco Aurelio? La risposta la fornisce l’autrice, Silvia Ronchey, docente di Filologia Classica e Civiltà bizantina all’Università di Siena, in una intervista a margine di una presentazione: “Il vero filo conduttore di questo libro sono gli autori scelti: i più amati del grande Organismo della Letteratura”.

Il primo che s’incontra, che apre la galleria è Sant’Agostino: “Agostino era africano. Fu un filosofo della Decadenza. [.] Ebbe un’anima turbata e una prosa incantata. Da ragazzo si imbestialì in amori diversi e tenebrosi. I rovi delle passioni crebbero oltre il suo capo. Divenne un grande enigma a se stesso e prese a domandare alla sua anima perché fosse così triste”.

Si rimane soggiogati dal fascino di Athanasius Kircher che “scavò nei segreti di una disciplina antichissima, la trasformò in cristiana e ne fece una metafora del lavoro mistico sulla propria anima. [.] Roma offriva al suo sguardo iniziato e allucinato un immenso lapidario, un labirinto di rovine, una foresta di simboli”.

Ci si interroga sulla forza delle domande leggendo di Platone, ascoltando Socrate “Come la levatrice fa uscire i neonati dall’utero materno, così Socrate faceva partorire i pensieri dalle profondità dell’inconscio. Secondo Platone la filosofia non è comunicabile, ma solo dopo molte discussioni e dopo lunga convivenza con un maestro improvvisamente nasce nell’anima, come luce che si accende da una scintilla”.

Incontriamo compagni di viaggio come Jack Kerouac “buddista e cattolico, debosciato e zen. Inventò l’espressione Beat Generation e ne fu vittima. Quando i suoi amici divennero famosi, il suo romanzo fu pubblicato, ma Kerouac era troppo intelligente per diventare un’icona beat. Perdonò a tutti, si arrese, si ubriacò. Non obbedì a nessuno stereotipo”.

Risuona pura e armoniosa la bellezza della poesia anche se lui è il poeta maledetto: Verlaine. “Conobbe l’arte e il bello e ciò che li distingue. Il bello è l’armonia, diceva, l’arte è una dissonanza. Anche l’amore e la passione per Rimbaud erano armonia e dissonanza. [.] Quando Rimbaud morì, Verlaine scrisse: “Tu, morto, morto, morto! / Morto da negro bianco, selvaggio meravigliosamente civilizzato”. Per un istante eterno la perfezione dell’amore, della felicità aveva sorriso e abbracciato Verlaine.

 

 

 

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Cora Craus

Cora Craus

Giornalista