Autori pontini. “La scelta della pecora nera” il nuovo romanzo di Gianluca Campagna
A cura di Cora Craus –
Politica, violenza, un insopprimibile anelito di libertà, sport, anzi lo sport per antonomasia: il calcio e …tanti soldi; un intrigo internazionale mozzafiato. Sono tutti elementi racchiusi nel romanzo “La scelta della pecora nera” (ed. Historica – pag. 296 – € 18) di Gianluca Campagna.
Lasciamo che siano le parole dello stesso autore a presentarci il romanzo l’essenza, l’anima profonda del libro: “Questo romanzo è figlio di un miracolo sentimentale, – confida Gianluca Campagna – perché la ricerca ontologica da parte dei personaggi protagonisti si scontra con un esercito che potrebbe apparire invincibile, perché il Male quando si scontra col Bene vince all’inizio perché è subdolo e organizzato ma alla distanza il tempo fa emergere la verità. Per raccontare le vicende della dittatura dell’Uruguay, un Paese chiamato la Svizzera d’America anticipatore nel campo dei diritti civili molto prima di tanti stati europei, mi sono immerso nell’orrore del Piano Condor orchestrato dalla Cia negli anni ’70 per soffocare le aspirazioni progressiste dei Paesi dell’America centrale e sud; e infatti per piegare i voleri contrari della Storia occorrevano dei personaggi sopra le righe, così in un unico gregge conformato e massificato, prono alle ingiustizie, ingabbiato negli schemi, chi risalta è la pecora nera, diversa per natura e ribelle per indole, ma la sua non è una libera scelta. Pecore nere si nasce”.
La trama:
Le storie come avviene nei romanzi di Campagna che hanno per protagonista il detective José Cavalcanti, di chiara origine toscana, ambientate nell’America del Sud, si inseriscono nelle pieghe della Storia. Infatti ‘La scelta della pecora nera’ vede come protagonista José Pepe Mujica, futuro presidente dell’Uruguay dal 2010 al 2015 dopo aver militato nei Tupamaros, prendendo parte a una guerriglia contro la dittatura civico militare dell’Uruguay sognando la rivoluzione socialista; poi, Mujica è stato incarcerato due volte: in una fuggì con una delle evasioni più spettacolari che annoveri la storia carceraria universale; arrestato di nuovo, rimase dieci anni isolato in un pozzo durante la dittatura militare, sopravvivendo alla pazzia; tornata la democrazia, si trasformò in un contadino fino a diventare presidente dell’Uruguay dal 2010 al 2015, rinunciando al suo stipendio e ai privilegi della carica, tant’è che fu soprannominato il presidente più povero del mondo.
José Cavalcanti viene ingaggiato da un ricco allevatore argentino perché la primogenita è scappata dalla sua prigione d’oro senza lasciare traccia. Il detective privato più scalcinato del SudAmerica intuisce che Maria, quarantenne ex moglie di un magistrato, sia fuggita da Córdoba a Montevideo per una follia d’amore. Convinto che l’amore è sinonimo del tempo, risultato della formula spazio diviso velocità, Cavalcanti si chiede chi sia veramente questa borghese viziata che decide di sparire, di rinunciare alla sua vita agiata, di abbandonare i figli e di inseguire una verità che invece tutti vogliono seppellire. O, invece, Maria è la pecora nera di quella famiglia ricchissima, una rivoluzionaria fuori tempo massimo che contro tutti e tutto vuole ripercorrere un destino beffardo?
Cavalcanti, aiutato dalla sua sgangherata squadra formata dallo chef Cholo, dal procuratore Vernaglione, dai due dogo Clan & Destino, dalla prostituta Catalina e da altri folkloristici personaggi, dovrà scavare nelle pieghe dell’Uruguay del 1980, quando la dittatura civico militare per risollevare la propria immagine internazionale organizzò la farsesca Coppa d’Oro dei Campioni del Mondo di calcio, avallando la più clamorosa compravendita di diritti televisivi sportivi mai avvenuta con la complicità del Parlamento italiano. Così, storie di romantici terroristi, giornalisti codardi, donne ciniche e dal cuore d’oro, faccendieri senza scrupoli, tangueros dalle doppie vite, massoni sempreverdi, barbudos donchisciotteschi s’intrecciano per 40 anni. È lì, in quegli ultimi mesi di vita di quella feroce dittatura, che José Cavalcanti scoverà una verità che non conosce rimpianti.
E poi c’è la grande beffa della compravendita dei diritti televisivi di un torneo anomalo come la Coppa d’Oro dei Campioni del Mondo, nota in Italia come Mundialito, disputato tra dicembre 1980 e gennaio 1981. Infatti, la Coppa d’Oro fu il primo evento sportivo mondiale, riguardante gli azzurri, che la RAI non riuscì ad accaparrarsi direttamente affidandosi all’Eurovisione: Silvio Berlusconi, numero uno del gruppo Fininvest, imprenditore nel campo dell’edilizia e delle televisioni, membro massone della loggia Propaganda 2, riuscì a strappare l’intero pacchetto dei diritti tv di tutti e sette gli incontri per un totale di 150 milioni di lire cadauno (900mila dollari), superando la controfferta di 750mila dollari avanzata dal sistema di management televisivo continentale, rivendendolo poi alla Rai grazie al dietrofront, e quindi alla complicità, del Parlamento italiano per 1 milione e 350mila dollari. Le pressioni messe in campo dai media (Tv Sorrisi e Canzoni, Corriere della Sera, Gazzetta dello Sport e Avanti!, tutti in orbita P2) alimentarono a dismisura l’attesa e la portata dell’evento calcistico con tanto di attacchi diretti alla Rai e al Governo affinché gli italiani potessero fruire della visione su Canale 5.
Mille interrogativi dalle pagine del libro avviluppano il lettore: perché una bella donna scompare nel nulla abbandonando la sua vita dorata? Perché le scelte di una terrorista senza pietà influenzano la vita di un’agiata famiglia? Perché raccontare un torneo di calcio potrebbe costare la vita a un giornalista?
Ma alla fine chi è davvero la pecora nera del romanzo ‘La scelta della pecora nera’? Maria, la viziata figlia di un uomo ricco che scappa dalla sua gabbia dorata e si rifugia in Uruguay? La Rubia, la donna che fregandosene delle convenzioni sociali vive con una trans? José Mujica, futuro presidente dell’Uruguay, che combatte la corruzione, la povertà e lo sfruttamento del popolo con la filosofia del tempo prezioso e la lotta armata? O Chicha, la terrorista che crede che la rivoluzione debba rispondere con cieca violenza alla violenza dello Stato? O Nelson Muslera, un mediocre cronista di Montevideo che denuncia la trama di compravendita dei diritti televisivi della Coppa d’Oro di calcio tra privati e il Parlamento italiano? O José Cavalcanti, detective che crede che tempo spazio e velocità siano dei fastidiosi accessori della condizione umana?
Chi è l’autore, pontino doc, Gianluca Campagna?
Gian Luca Campagna è nato a Latina nel 1970. Giornalista, comunicatore d’impresa e scrittore, manipola le parole nei suoi romanzi per alleviare il magone, per consentire il diritto d’evasione anche nelle carceri e per abusare della credulità popolare. Ha pubblicato i romanzi ‘Molto prima del calcio di rigore (Draw Up, 2014), ‘Finis terrae’ (Oltre, 2016), vincitore sezione emergenti al Premio Romiti, ‘Il profumo dell’ultimo tango’ (Historica, 2017), vincitore del premio giuria al Premio Barliario, ‘L’estate del mirto selvatico’ (Frilli, 2019). ‘La scelta della pecora nera’ (Historica, 2020) è il secondo romanzo con protagonista il detective argentino di origini italiane José Cavalcanti.
Di solito quando esce un romanzo c’è sempre una dedica che campeggia e che l’autore riserva a chi ha più caro, Gianluca Campagna non sfugge alla tradizione: “Per me la cosa più cara in questo momento è rappresentata da due epigrafi cui tengo molto. La prima è il mio credo e sgombera il campo a ogni dubbio, la seconda abbraccia l’architettura narrativa ed emozionale del romanzo. Così la prima prova a sintetizzare la funzione sociale dello scrittore creata un secolo fa da Gramsci: ‘A chi crede che la narrativa possa creare un mondo migliore’; la seconda è una provocazione: “Ogni somiglianza con avvenimenti reali, persone vive o morte non è affatto casuale. È volontaria”