Nuove autrici a Latina. “Madalina” di Chiara Gesmundo
Di Cora Craus –
“Un vento sferza senza alcuna pietà le due piccole palme…”. È l’incipit del romanzo “Madalina” (ed. Virginia – pag. 364 – € 17) di Chiara Gesmundo. Un prologo, una brevissima descrizione del luogo dove comincia il romanzo: una piazza con una bella fontana nel cuore di San Felice Circeo. Due note emergono immediate alla lettura: il senso di affetto e di nostalgia, il ricordo degli odori e delle emozioni ad essi legati che richiamano alla mente l’atmosfera delle madeleines di Proust; e il bisogno dell’io narrante di sottolineare che sta scendendo da una costosa macchina sportiva, stringendosi in un cappotto di Chanel. Perché questo bisogno di sottolinearlo?
Ma andiamo con ordine: “Madalina”, romanzo d’esordio di Chiara Gesmundo, racconta la storia di esistenze difficili dove sembra ci sia posto solo per la violenza, amare vicende di solitudini ma anche di improvvise, romantiche fiammate e di incrollabili amicizie femminili come quella che lega Denisia e Madalina; e, sullo sfondo, la sete di libertà della Romania sotto l’oppressiva dittatura di Nicolae Ceausescu che letteralmente affama il popolo. “Madalina” non è un romanzo politico ma ben sappiamo che, a qualunque latitudine, la politica non è mai “altro da noi” bensì è l’essenza stessa della qualità del quotidiano. Chiara Gesmundo scrive con un linguaggio crudo e verista, la sua narrazione è fatta di pacata densità e squarci di umile realismo. Il romanzo rimanda un crudele affresco in un raffinato chiaroscuro, come l’immagine di copertina che riporta un lavoro del pittore Rinat Animaev. Il racconto si snoda attraverso i profili psicologici, appena abbozzati, dei molti personaggi, dove il comune denominatore sembra essere la sopraffazione: una storia di perdenti. E proprio il desiderio di spezzare questo “destino”, queste catene è l’utopia del più sognatore dei personaggi: Grigore, il primo amore di Madalina. Una storia di emigrazione alla ricerca di una vita migliore, un romanzo di formazione con incalzanti colpi di scena, quasi un thriller cui la giovane protagonista, la Madalina del titolo, lotta con fiducia o forse solo con disperazione contro le inenarrabili violenze fisiche e morali. Gli eventi, narrati in prima persona, aiutano il lettore/rice a scorgere la sofferenza silenziosa delle tante donne rumene che lasciano i loro figli per essere le badanti dei nostri anziani e che spesso devono lottare contro i pregiudizi: sia quelli della loro terra sia quelli del nuovo approdo. Madalina è un personaggio dolente ma intensamente affamata di vita, ben decisa a conquistarsi il suo spicchio di sole. Chiara Gesmundo, con una forte partecipazione emotiva e una minuzia di particolari, tesse un prezioso mosaico dell’ambiente sociale della protagonista: una perduta umanità dove la violenza coniugale e familiare regna sovrana. Diventa paradigmatico il racconto di un incontro casuale in treno dove una signora, incurante di tutti, apre il suo cuore a Madalina e le racconta, come un fiume in piena, quanto il marito la riempisse di botte e la violentasse. Non dissimile è la storia di Denisia, quasi vittima di femminicidio, che deve la vita alla denuncia della coraggiosa amica. E ancora, la storia della mamma di Madalina in cui alle efferate violenze sulla moglie si aggiungono le violenze sessuali su Alin, unico figlio maschio della coppia. Chiara Gesmundo, puntando l’obiettivo del racconto su episodi minori e marginali del quotidiano, ci regala uno spaccato di attualissima e spietata cronaca.