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Ferzan Ozpetek torna a casa con “Rosso Istanbul”

di Marina Bassano –

Poco Rosso e poca Istanbul per il ritorno in patria del regista turco Ferzan Ozpetek, basato sul suo romanzo autobiografico datato 2013.

Il protagonista Orhan Sahin, un tempo scrittore e ora editor, tornato a Istanbul dopo 20 anni di assenza per aiutare il regista Deniz Soysal a portare a termine la scrittura del proprio libro.
Dopo la misteriosa scomparsa di Deniz, Orhan si ritroverà prigioniero dei ricordi rimossi e sempre più dei legami con i familiari e gli amici del regista, che sono anche i protagonisti del libro, intrappolato nelle relazioni e in casa di un estraneo, in una città che cerca di respingere per i ricordi che riaffiorano.

Nonostante la città sia l’ambientazione di tutto il film, non vediamo quasi niente del tessuto metropolitano, non ne percepiamo i suoni, gli odori, le caratteristiche. Il film si sviluppa in interni, piani alti, e la città è vista ad altezza drone, tramite ampie panoramiche. I luoghi sono talmente aderenti agli standard cosmopoliti da poter esistere ovunque.

Il film si perde scivolando in un ibrido, in una noiosa ricerca di una fiamma, di qualcosa cui non si sa dare un nome ma di cui si avverte la mancanza. I personaggi del film, che sono quelli del libro di cui si parla, vagabondano in cerca di un’identità, non ben definita per nessuno di loro, nè da Ozpetek nè tantomeno da Deniz, sparito nel nulla dopo poco. Inconsistenti gli snodi narrativi e fine a sè stessa la melodrammaticità dell’intero film, che non approda a un finale significativo.

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