Il Museo Contemporaneo MADXI tra Arte, memoria e territorio
Riceviamo e pubblichiamo –
“Il MADXI rappresenta un contenitore artistico, documento storico e punto di riferimento geografico di un territorio turistico quale quello pontino. L’apertura serale nel fine settimana (sabato e domenica dalle 19,30 alle 22,30), accompagnata da aperitivo, è un ulteriore elemento che lo rende un Museo Contemporaneo, un punto di arrivo dell’attività di MAD sinora concepita come promozione/diffusione dell’arte contemporanea in luoghi extra – ordinari.
All’interno del rapporto arte e territorio, e della linea di continuità tra il MADXI e le attività del Museo d’Arte Diffusa, un ruolo determinante è svolto dalle opere e agli artisti che, dal giorno dell’inaugurazione ad oggi, sono andati ad aggiungersi alla mostra e alla collezione della nuova realtà espositiva ideata e diretta da Fabio D’Achille.
In primo luogo le sculture, che amiamo definire installazioni per il rapporto che intrattengono con lo spazio e anche con il tempo: idealmente concepite per un evento o un luogo specifico, costituiscono un continuum che lega gli artisti agli ambienti, alle rassegne del Museo Diffuso, a partire da MAD Procoio e OdisSea Contemporanea, intraprese dal 2011 per trasformare il litorale e le località collinari limitrofe in un museo a cielo aperto in cui l’arte contemporanea trovasse un dialogo con l’archeologia, con il passato storico – artistico del territorio.
In questo contesto trovano spazio le installazioni di Massimo Palumbo, architetto ed artista che considera arte e l’architettura come binomio in cui il territorio si configura come “spazio della memoria”, indagando prevalentemente sul rapporto tra operazione estetica e ambiente.
L’opera “Trenta”, realizzata con materiali reperiti nello studio di Antonio d’Erme, donata da Palumbo alla collezione del Museo, è un’ulteriore testimonianza dell’importanza della memoria storica della scuola pontina e del legame che questa intrattiene con il luogo d’origine. In questa logica rientrano i quadri di Antonio Farina, anch’essi da poco esposti al MADXI, due dipinti della celebre serie de “I Riflessi”, che conservano un legame indissolubile tra il passato dell’artista e le origini palustri di Latina, costituendo dunque un sodalizio inscindibile tra memoria dell’artista e collettiva.
A tessere le fila di questo discorso è indubbiamente Sergio Ban, di cui Luca Bandirali scrive:
<< L’artista non è un individuo isolato. Lavora isolato per ragioni di concentrazione, ma fa parte di una comunità in cui ci sono gli altri artisti e tutte le persone che entrano in contatto con le opere d’arte. Solo dall’incontro fra l’intenzionalità del realizzatore e l’atteggiamento artistico degli spettatori nasce l’opera d’arte>>.
Alessio Marchegiani, anche lui molto attivo con MAD e presente sul territorio, dal Festival delle Arti a Cisterna, nell’estate 2011, a OdisSea Contemporanea 2014, è ora presente al MADXI con “Contenitore di Speranze”. È un giovane artista che può a ben titolo rientrare nella maglia costruttiva di una contingenza storica.
Al composito eppure interattivo percorso museale è andato ad aggiungersi Cristiano Quagliozzi, artista romano con una vasta produzione alle spalle; disegnatore, pittore, performer, ha partecipato alle ultime due edizioni di OdisSea Contemporanea.
Mariangela Raponi, giovane fotografa, attiva con MAD per ArtiGiàNatale e Lievito, risiede ora negli Stati Uniti, ed è un esempio del rapporto che MAD intrattiene anche con artisti internazionali.
L’installazione “The end” di Marianna Galati, invece, rientra nell’impegno del Museo Diffuso su temi sociali: è stata infatti presentata in occasione di <<Femminicidio – Tagli da un’unica inquadratura>>, giornata-riflessione sul tema presso il Forte Sangallo di Nettuno (giugno2014).
Potremmo dunque adattare all’attività del MADXI le parole di Enrico Castelnuovo: <<Le opere d’arte rappresentano un deposito di relazioni sociali (relazioni tra artista e committente, tra artista e pubblico), ma il loro rapporto con la società non si arresta al momento in cui la genesi è compita. A partire da quel momento esse vivono nel tempo,sono oggetto di un ripetuto filtro sociale, e quando arrivano a sopravvivere sono reinterpretate, riviste, rivisitate. La storia della genesi ha un limite preciso, il compimento. Più protratto nel tempo, lontano, è il limite della recezione>>.
Limite che per il MADXI costituisce una sfida che solo il tempo, la memoria appunto, saprà risolvere e raccontare”.