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Lydia Palumbo Scalzi: “Faccio la gallerista con la passione della collezionista”

di Marina Bassano –

Entrare nella galleria d’arte di Lydia Palumbo Scalzi vuol dire fare un salto fuori dalla città, per respirare e farsi coinvolgere da sensazioni, impulsi e ispirazioni europei e mondiali. Dai quadri ai libri, dai disegni, alle incisioni e alle storie che inevitabilmente ognuna di queste opere si porta dietro. Ma anche dalle stesse parole di Lydia, che nella sua lunga esperienza come collezionista e come gallerista ha girato e visitato molti posti e conosciuto molte persone, che tuttora la stimano e la apprezzano per il suo lavoro.

I quadri appesi mi distraggono per qualche attimo, ma il tempo stringe e c’è un’intervista da fare. Mi siedo su uno dei bellissimi sgabelli di velluto a forma di margherita davanti alla scrivania di Lydia e accendo il registratore.

“Ho iniziato da subito con la fotografia, ero un’appassionata, da lì la passione è sfociata nella pittura, soprattutto incisione all’inizio, andando a vedere mostre d’arte principalmente di pittori di Latina.

Una volta entrata in contatto con l’arte, ho iniziato a provare l’emozione di vedere un quadro e volerlo possedere, così ho iniziato a collezionare lavori di artisti locali; il mio campo si è via via allargato, andando a vedere mostre fuori, leggendo le riviste specializzate, cominciando a conoscere più da vicino il mercato dell’arte e il suo funzionamento, innamorandomi di alcuni artisti che sentivo più vicini alla mia indole. E lì è nata anche la capacità di saper scegliere, indipendentemente dal nome dell’artista.

L’incisione era la tecnica che all’inizio prediligevo in assoluto. I punti di riferimento per le incisioni nel passato vanno da Dϋrer a Rembrandt, in Italia abbiamo Morandi, Bartolini e Viviani, ma tutti gli artisti hanno inciso in un periodo della propria produzione. In particolare l’incisione in bianco in nero è stata la mia preferita per molto tempo, con i chiaroscuri che solo questo tipo di lavorazione sa dare, al contrario del gusto comune che vede nel colore un effetto di presa visiva più immediata.

Come collezionista si gira molto, si conoscono molte città anche della provincia italiana; grandi gallerie sono presenti a Milano, a Pescara, Pistoia, Reggio Emilia, Firenze, a parte Roma ovviamente. Dopo aver visitato molte di queste gallerie, ho iniziato ad affittare qualche sala per esporre le opere che i colleghi galleristi mi prestavano, e cominciavo a ricevere qualche richiesta. Per questo è nata l’idea di strutturare la cosa più professionalmente aprendo nel novembre 1988 la mia galleria. La prima esposizione che abbiamo curato è stata una collettiva dei nomi grossi italiani, Morandi, Balla, Depero, Borra, De Chirico, Guttuso, portando però in mostra solo i disegni, ed ebbe molto successo. Ho trovato nei colleghi sin dall’inizio una disponibilità assoluta, e questo era già un sentore della qualità del lavoro svolto.

In questi anni ho portato diversi artisti europei a Latina, tra cui George Grosz, anche se la mostra a cui sono più affezionata probabilmente è stata quella su Guillaume Corneille, perché ci ha permesso di portare in città opere appartenenti all’importantissimo gruppo COBRA, la corrente artistica d’avanguardia che prende il nome dalle iniziali delle città dei componenti: Copenaghen Bruxelles Amsterdam, e della quale Corneille fu proprio uno dei fondatori”.

Tra tante mostre, tante opere avute e trattate, tanti artisti e movimenti artistici, tanti stili, il quadro più prezioso per la gallerista è però paradossalmente una “semplice” natura morta, del ‘600, che ha in casa:

“Mi piace perché rappresenta un simbolo dei primi passi per la comprensione dell’arte, cioè il figurativo, poi dopo da quello ci si può muovere liberamente verso l’astratto, il concettuale, l’informale, il geometrico. Mi soddisfa oltremodo anche perché la luce che la illumina la sera è del tutto particolare e ha un effetto rilassante”.

Con la sua galleria, Lydia ha sempre cercato di non specializzarsi in un’univocità di stile o di movimento artistico:

“Vivendo in una realtà come la nostra, dove non sono molti gli spazi per l’arte, non me la sono sentita di prendere una direzione precisa, ma ho preferito portare qui un po’ tutte le correnti artistiche. Questo ovviamente senza sottrarci all’ancoraggio sul territorio, cosa che ad esempio è avvenuta con la mostra dedicata alla campagna romana dell’800, che abbiamo messo in piedi grazie ai cataloghi dell’avvocato Mammucari che ha riportato alla luce la storia delle nostre paludi e del Lazio antico. In particolare la mostra si è avvalsa delle incisioni e acquaforti di Charles Coleman: 54 immagini tratte dalla vita di campagna del nostro territorio.

Come dicevo non ho mai voluto dare un’impronta caratterizzante un senso definito, anche se il futurismo è stato ampiamente trattato, come lo è tutt’ora, in molte delle sue sfaccettature, con la collaborazione del prof. Massimo Duranti (che insieme al prof. Enrico Crispolti è una delle massime autorità tra gli storici d’arte del movimento futurista sia in Italia che all’estero).

Duranti e Crispolti sono intervenuti in occasione della mostra che abbiamo presentato a Giugno presso la Galleria civica di Arte Moderna e Contemporanea di Latina: “Ricostruzione Futurista dell’universo, 100 anni dopo”, a un secolo dalla pubblicazione del Manifesto omonimo, scritto da Balla e Depero; un tema tra l’altro particolarmente caro alla nostra città”.

Fino a fine mese è in corso l’esposizione all’interno dell’Abbazia di Valvisciolo della personale di Antonio Fiore, “Forme gioiose nell’immenso cosmo”, insieme a quella sul futurismo sopra menzionata. Tra tutti questi impegni su più fronti, Lydia ci racconta del prossimo appuntamento in galleria, in programma ad Ottobre, che tratterà l’opera di Raffaele Iacono, esponente napoletano dell’informale.

D’obbligo chiedere il punto di vista di una persona così addentro allo scenario nazionale e internazionale dell’arte, e così propositiva, sullo stato della diffusione dell’arte nel territorio pontino:

“La nostra città potrebbe fare molto, le occasioni ci sono, manca un po’ di impegno da parte delle istituzioni. In passato con la mostra di Coleman siamo riusciti a coinvolgere anche le scuole, così come per quella su Zavattini, ma la pubblicità che è stata fatta nelle scuole è stata portata avanti da me personalmente.

Ci sono comuni piccolissimi che fanno mostre importanti e di rilievo, per le quali le persone partono da molto lontano per andare a vederle, sulle quali si investe molto, cosa che non si fa qui. Di progetti presentati col materiale già pronto ce ne sono state tante, tra cui una sull’architettura razionalista non solo a Latina, ma in Italia, mancava solo il luogo adatto per farla, ma ci si ferma sempre di fronte a dettagli che poi non sono mai tali.

Ad esempio la Pinacoteca fa orari d’ufficio, difficili da intercettare per la maggioranza delle persone che lavora. Ma io sono convinta che se si desse qualità e possibilità alla gente, la risposta ci sarebbe sicuramente e in misura importante. Per i giovani soprattutto andrebbe fatto qualcosa in questo senso; credo che loro debbano avere sempre la priorità assoluta, sia per l’acquisto di opere sia per la consultazione. Tutti i cataloghi che ho qui disposizione, sia in galleria che a casa, sono costantemente a disposizione di ragazzi che per studi universitari, per tesi di laurea o ricerche approfondite si rivolgono a me”.

A proposito di giovani entra una coppia per la scelta di un regalo da una lista di nozze, e da lì è un attimo a parlare del gruppo Cobra, ad aprire cataloghi, a tirar fuori dipinti e a spiegare il perché della scelta di una determinata cornice piuttosto che un’altra. E’ questa la caratteristica della Galleria, e della sua fondatrice, la totale reciprocità con il cliente, che sia un acquirente o un consultante, o una persona semplicemente interessata al mondo dell’arte, che trova un approdo sicuro e stimolante, oltre che variegato e competente.

Galleria

Da qui le caratteristiche fondanti il lavoro ben riuscito del gallerista che alla base ha la passione e la professionalità. Un lavoro che a differenza delle case d’asta, ad esempio, altra fonte importante per l’acquisto di opere d’arte, permette di instaurare col compratore un rapporto personale, nel seguire, nel consigliare e nello spiegare ciò che circonda l’opera, cosa che si mantiene e dura nel tempo.

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