Maria Goretti, patrona della gioventù e dell’Agro Pontino
di Marina Cozzo –
Non appena gli occhi di Maria non poterono più vedere la luce del sole d’estate e le sue narici sentire il profumo dei gelsomini che abbracciavano le mura color ocra dell’ospedale, la notizia si sparse come un fiume che rompe la diga e nel popolo di Nettuno e di Borgo Le Ferriere vi fu una esplosione di entusiasmo: “È morta una santa”, “Marietta è una martire”, “Coraggio, Assunta, vostra figlia è già in cielo”.
I funerali si svolsero in una atmosfera mista tra il dolore, per la perdita della piccina e per la crudeltà della morte che l’aveva lentamente strappata via, e la gioia per la straordinarietà di Maria La folla che vi partecipò era immensa con associazioni e autorità venute anche da Roma. L’Arciprete Mons. Temistocle Signori elogiò la piccola martire in due commoventi discorsi. “La Tribuna” del 7 luglio fece conoscere all’Italia intera la tragica fine di Maria, mentre “il Messaggero” del giorno successivo ne mise in risalto l’incomparabile eroismo.
Nel 1904, dopo appena due anni dalla tragedia, per iniziativa del giornale romano “La vera Roma”, venne eretto a Nettuno il primo monumento marmoreo a lei dedicato. Nello stesso anno l’avvocato Carlo Marini pubblicò la sua prima biografia.
Intanto la fama del suo martirio andava crescendo di giorno in giorno e la sua tomba diveniva meta di numerosi pellegrini.
Il 26 gennaio 1929 vi fu l’esumazione dei resti mortali della fanciulla martire, cui la mamma Assunta volle essere presente, forse per rivedere una ultima volta quel piccolo corpo che lei aveva messo al mondo. Essi vennero riposti provvisoriamente nella cappella delle Suore della Croce per poi, il 28 luglio del 1929, essere traslato al santuario della Madonna delle Grazie di Nettuno, con la partecipazione emotiva di una folla immensa commossa.
A questo punto, Mamma Assunta lo diede in dono ai Padri Passionisti perché lo conservassero, e si occupassero della glorificazione della martire nella Chiesa. Fu composto in uno stupendo monumento marmoreo, opera dello scultore Zaccagnini. Lo visitarono innumerevoli personaggi anche prima del trasloco; tra gli altri: Mons. Achille Ratti (il futuro Pio XI) prima di partire Nunzio in Polonia, la Signorina Armida Barelli, circa 1.800 Padri del Concilio Vaticano II e Paolo VI il 14 settembre 1969.
Nel 1935 la diocesi di Albano, da cui dipendeva la città di Nettuno, ottenne di poter iniziare il processo informativo per la causa di Beatificazione. Il 6 giugno 1938 uscì il decreto di introduzione della causa stessa presso la S. Congregazione dei Riti. Postulatore ne fu P. Mauro dell’Immacolata, passionista. L’anno seguente, si procedette alla ricognizione del corpo. Finalmente, il 27 aprile 1947, Maria Goretti, fu beatificata in S. Pietro a Roma da S.S. Pio XII, alla presenza della mamma, delle sorelle, Ersilia e Suor Teresa delle Francescane Missionarie di Maria, e del fratello Mariano.
Il 24 giugno 1950, sotto lo stesso Pontefice, ebbe luogo la sua solennissima Canonizzazione. Per la moltitudine di persone (circa 500 mila), la cerimonia si svolse in Piazza S. Pietro, il pomeriggio di un sabato assolato. Naturalmente era presente la mamma, benché anziana e malata, con i figli.
Il giorno seguente il Papa celebrò un pontificale in S. Pietro in onore dell’angelica fanciulla.
Dopo la beatificazione Assunta confermò con atto notarile il dono fatto nel 1929 ai Padri Passionisti, i quali, a loro volta, promisero che avrebbero promosso e curato la canonizzazione della giovane, se ciò fosse stato di gloria a Dio. Il 26 successivo fu ricevuta in udienza privata da S.S. Pio XII, che, accogliendola, disse: “Ecco la mamma di una martire”. Era la prima volta che un papa riceveva la madre di una santa.
Lo scorso anno il settimanale “L’Espresso” diede la seguente notizia: “Su decisione di Papa Francesco, la ragazzina canonizzata nel 1950 presto potrebbe essere nominata patrona antifemminicidio, raccogliendo un’idea maturata dal cardinale Joseph Ratzinger pochi mesi prima dell’elezione papale .
Una santa protettrice delle donne che subiscono violenze sessuali, aggressioni mortali, vessazioni di ogni tipo da parte di mariti, fidanzati, compagni, amici occasionali, sconosciuti. Una santa vicina a tutte le donne che soffrono, ascesa agli onori degli altari per essere stata anche lei vittima di una violenza mortale che subì volontariamente per non cedere alle minacciose avance del suo assassino.”