Il Pittore del Tango, Massimo Pennacchini una personale a Latina
di Marina Cozzo –
“Anima e cuore, come edere rampicanti, ramificano nella città annegata di lacrime e pianti e il dolore sotto i passi del tango si tramuta in libertà, in speranza, in vita”.
Sabato 6 febbraio la Artime Gallery di Veturia Manni aprirà le porte alla mostra personale di Massimo Pennacchini.
Ieri, durante l’allestimento della mostra, siamo andati a conoscere personalmente il pittore di Velletri, classe 1960, che ci ha accolti con generosità e con un guizzo di vivacità e passione nelle iridi verdine, quelle stesse che si tramutano in pennellate su tela.
Quando si è scoperto pittore?
“Sin da piccino imbrattavo fogli, scarabocchiavo e approcciavo sempre più a disegni. A 18 anni ho fatto la mia prima mostra. La pittura ha sempre fatto parte di me e se fino a qualche tempo fa essa era affiancata ad una professione. Ora, finalmente, essa rappresenta la mia unica attività”.
E’ definito il “Pittore del Tango”, quando ha cominciato a dipingere questa danza e perché proprio questa?
“Dipingere la danza è dipingere una interiorità umana; la danza è espressione di corpo di testa e cuore e non c’è danza, a mio avviso, che possa esprimere fortemente tutte e tre le cose come il tango. Il tango è nato nelle bettole, tra violenza, sesso, coltelli e forti passioni; nel corso di una “ascesa” sui palcoscenici mondiali, esso ha staccato il cordone ombelicale con le sue radici per divenire spettacolo teatrale, ma continua a essere una musica e una danza da balera, in orari curiosi che consentono incontri spesso extraconiugali sotto gli occhi di avventori seri e attenti. La musica si è forgiata nell’incontro tra i ritmi afroamericani e le melodie europee e a Buenos Aires, nei quartieri portuali più malfamati, questi ritmi presero a fondersi con melodie italiane, tedesche, ispaniche. Le canzoni parlavano di solitudine, tradimento, abbandono, di amore e morte; ma soprattutto di quell’impulso vitale, insopprimibile, a incontrare l’altro sesso e a gioire e soffrire per esso. Il tango non è soltanto una danza, ma un sentimento, un modo di vivere, odio, amore, passione sfrenata, un grido disperato di un popolo sofferente”.
Maestro, nei suoi quadri si nota come spicchino i colori rosso e nero che conferiscono ai ballerini ancor più energia fisica…
“Questi sono i colori prevalenti nelle balere, consueti: li immagini in abbienti fumosi e poco illuminati”.
Il tango rappresenta una “metafora sulle virtù e debolezze umane”?
“Chi non soffre la solitudine in questo mare di persone? Chi non ama il contatto fisico pulito, dato da una carezza, uno sguardo? E quale movimento di massa ha unito etnie diverse, fuori dai paesi di origine, più di questa danza? Quante storie può raccontare il Tango”.
Il Maestro Pennacchini, dopo un periodo di sperimentazione si dedica alla pittura ad olio e alla figura, la pittura è ciclica, dalle raffigurazioni d’interni-esterni alla descrizione quasi maniacale del mondo del tango. Nel 1998 collabora con la Diners club Italia all’illustrazione del calendario e in contemporanea rappresenta l’Italia nella città di Offenbach (D), dove pubblica il calendario 1999 della società elettrica tedesca (EVO).
Partecipa a diverse rassegne tra cui: xxx Biennale Nazionale d’arte città di Milano, Art Fair Londra, Expoarte Bari, Londra Italy Art, Forlì- Vernice Art Fair, ”Pane e vino”, a cura di Carlo Fabrizio Carli (2000) , “Un mondo di immagini per chi immagina il mondo”, a cura di Massimo Duranti (2003) e “Nuovo surrealismo visionario e fantastico” a cura di Pino Purificato(2004).
Nel frattempo espone presso le gallerie: Domus Arte, L’Indicatore, Helios, Tondinelli.
Ma la vera e propria consacrazione nel mondo dell’arte contemporanea è riconosciuta dal programma “Alitalia per l’Arte” che propone la sua pittura negli aeroporti internazionali italiani ed esteri. Espone, con mostre personali nel 2002 presso l’aeroporto di Milano Malpensa, nel 2003 a Roma presso il Leonardo da Vinci e nello stesso anno a Venezia, aeroporto Marco Polo. Poi nel 2005, mostra le sue opere negli Stati Uniti d’America presso il J.F. Kennedy Airport di New York. Il tema del “tango”, così ricco di stimoli creativi e con un vissuto di una tale forza, ha segnato senza dubbio gran parte della sua produzione.
Nel maggio 2006 è invitato ad esporre nel foyer del Teatro Capranica in Roma in occasione del “1° Roma Tango Festival”.
Nel marzo 2007 partecipa alla mostra d’arte moderna e contemporanea VITARTE , in luglio –agosto a SMERALDARTE, rassegna pittorica di soli dodici artisti selezionati, promotrice di talenti da valorizzare in Italia e all’estero, in novembre ad ARTE PADOVA 2007. Inizi 2008 espone rispettivamente a New York , Londra e Buenos Aires.
Numerose sono le recensioni che lo riguardano.
Il segreto del successo del Tango di Pennacchini, come scrive la critica Antonella Iozzo, “è nel suo dare forma alle note, colore al ritmo, luce alle vibrazioni dinamiche, una profonda pennellata nel silenzio che fende l’aria… La mostra ne costruisce la ricchissima politonalità, ogni gesto dell’artista è un istante di tempo contenente tutti i frammenti passati, una melodia trattenuta sullo sfondo e portata in primo piano da un’ampia costruzione formale; la plasticità dei volumi si flette in un movimento lento, quasi una fluidità dei ritmi astratti del tango, un’implosione della tensione corporea nella coscienza dell’Arte, anima tango, terra e sangue.
In queste opere è ripreso da più punti il vorticoso movimento che strenua la coppia, le immagini diventano azione. Percussioni, passaggi in glissando dei violini, accenti ritmici, il coinvolgimento sale, il piede del danzatore si slancia all’indietro all’improvviso, mentre il pianoforte sfuma entrando morbidamente, tutto avviene dentro l’opera di Pennacchini, tutto dentro i nostri occhi che si spostano continuamente cercando di seguirne il sincronismo, la presenza scenica, il ritmo scandito dall’artista, un coreografo impegnato a creare il fraseggio visivo della trasposizione sensoriale. La pennellata densa rivela il tessuto dei ritmi, dei sapori, degli odori, del sudore della terra argentina. Quasi una milonga rimasta inaspettatamente sul fondo di un ultimo bicchiere, estasi e inquietudini si mescolano nell’aria, è una musica dalle linee delicate e dai forti colori scuri, una rara e completa fusione tra il tango interpretato ed il tango vissuto. Un vissuto che ci parla del tempo, che si dilata nel tempo e si concentra nel tempo, il suo destino è scritto nel tempo ed il tempo aderisce, come una seconda pelle, alla vita interiore di questa storia chiamata “Anima Tango”, ne termina le pieghe e ne distende le tensioni emotive, le stesse che Pennacchini introduce con le sue cromie, un abbraccio di estremi, uno slancio brillante, una vibrazione sonora modulata nel bianco, nel nero, nel rosso e nell’effusione di tinte tenui, delicate, epidermiche, una brillante armonica cromatica di gialli che si disperdono in tutte le direzioni dimostrando un’energia immensa e quasi inconsapevole.
Seguire i passi di questa danza significa ascoltare le proprie radici e ridarle nuove linfa, un atto d’amore e trascendenza, un richiamo ulteriore all’essenza pura dell’essere tanghero, un soffio di mistero sensuale nell’arte di Massimo Pennacchini: Anima e cuore, come edere rampicanti, ramificano nella città annegata di lacrime e pianti e il dolore sotto i passi del tango si tramuta in libertà, in speranza, in vita.”.
Le opere di Pennacchini sono presenti in numerose collezioni private e pubbliche, in Italia come in Germania, Francia , Inghilterra, Svizzera, Stati Uniti d’America, Sud Africa, Brasile, Argentina e Russia.
E sabato pomeriggio, durante l’esposizione e per tutti i suoi 30 giorni che permarrà nella Artime Gallery, sarà possibile ascoltare, ma anche danzare, qualche tango o imparare questa danza grazie alla presenza dei maestri della scuola Tango Argentino Latina di Via Isonzo, assaporando, di tanto in tanto, degustazioni di vini offerte da Casale Del Giglio.