ED CulturaED Libri

Sangue sporco, l’ultima fatica di Giovanni Del Giaccio

 

di Cora Craus –

“Sangue sporco – trasfusioni, errori e malasanità” un libro-inchiesta di Giovanni Del Giaccio. Il libro affronta un problema, un dramma che attraversa tutta l’Italia: gli ammalati di epatite C. Una realtà che si sta trasformando in una piaga sociale. È un saggio scritto in maniera chiara, con uno stile pulito dove emerge la precisione di un cronista di “razza”, come si diceva una volta. E che ha un grande valore aggiunto: una narrazione che tiene conto con rispetto ed empatia del dolore degli altri.

I malati di cui ci narra “Sangue Sporco” (ed. Giubilei Regnani – pag.200 – € 15) sono quelli infettati dagli errori e dall’approssimazione, se non peggio, della Sanità pubblica. Sangue sporco, terribilmente sporco.

Il viaggio dell’autore in questo inferno, un autentico girone dantesco, inizia intorno alla fine degli anni ’70. Cerchiamo di chiarire subito: non sono le trasfusioni di sangue ad essere sotto accusa ma i mancati controlli sul loro essere “pulite”. Contrapposto ad un sistema in cui “Il sangue sarà utilizzato diciamo con una certa confidenza, come concordano più esperti del settore, negli ospedali. Si era arrivati al punto in cui anche dopo un parto naturale si somministrava una sacca di sangue. Tanto era il comune sentire, male non avrebbe fatto. Invece…”

Il virus dell’epatite C è stato isolato e riconosciuto nel 1989. Purtroppo gli errori, lo scorrere del sangue sporco non si è fermato. Come si può constatare da una delle tante testimonianze riportate nel libro di Giovanni Del Giaccio: “Inizia tutto a novembre del 1996. [.] Di certo quando arriva all’ospedale Sacco di Milano il valore dell’emoglobina è pari a 3,5g/dl ovvero inesistente.” Il ricovero terminerà nel gennaio del 1997. In quei trentacinque giorni il malato riceverà ventidue trasfusioni di globuli rossi e dodici di plasma. E, purtroppo, una di quelle sacche, provenienti dal Policlinico di Milano, era infetta. La rabbia e il dolore dei familiari che raccontano la storia al cronista è un fiume in piena e ricordano come in quegli anni il primario del Policlinico di Milano fosse Girolamo Sirchia, Ministro della Salute dal 2001 al 2005 nel governo Berlusconi.

Ci siamo soffermati su questo particolare capitolo intitolato, “Elisa – costava meno”, perché la storia narrata ci è apparsa emblematica, un paradigma valido ieri come oggi. “Elisa” è un test di laboratorio per individuare nel sangue il virus Hiv, un test già vecchio nel 1992, infatti in quegli stessi anni in Svizzera lo stesso test si faceva con la tecnica della PCR, la rivoluzionaria invenzione del premio Nobel per la Chimica Kary Banks Mullis.

Ma da noi, ancora nel 1996, si usava “Elisa” perché costava meno.

Non crediamo che sia solo fantascienza se scriviamo: Epatite C, in Egitto i viaggi della speranza? Una provocazione? Una follia? No, semplice deduzione: è di questi giorni la polemica su chi avrà la “fortuna” di poter essere curato tra i malati della malattia.

Il più innovativo ed efficace farmaco il Sofosbuvir è prodotto dall’industria farmaceutica americana Gilead e in Italia costa 24.756 euro per l’acquisto da parte dei privati e 13,655 a livello ospedaliero. In Egitto 900 euro. Ma non c’è nessun mistero in queste cifre: l’Egitto ha un milione di malati conclamati, quattro volte i nostri, che sono stimati 265 mila. (fonte: D – La Repubblica – Dario Biagi). Non è un mistero ma una banale legge di mercato, la legge della domanda e dell’offerta. Prima di una generale levata di scudi contro l’Amerika, riflettiamo: la Gilead ha investito nella ricerca una inimmaginabile quantità di soldi propri e devono rientrare.

In Italia, in questi stessi anni, si è investito e molto, dalle Alpi alla Sicilia, in truffe e ladrocini: Mose, Expo, Mafia Capitale ecc. Adesso, nonostante il nostro sistema sanitario nazionale sia uno dei più evoluti al mondo, (al nostro sistema si è ispirata, da sempre, Ilary Clinton nelle sue battaglie politiche per portare la sanità nazionale in America), non ci sono soldi per curare i malati di epatite C.

Giovanni Del Giaccio, oltre, ad occuparsi degli aspetti sanitari e umani della malattia, affronta e denuncia il problema legale del risarcimento monetario delle vittime, un calvario che si somma al calvario della malattia e di cui non si scorge luce. “Nel frattempo i casi sono cresciuti a dismisura, così come le condanne a risarcire chi ha già avuto l’esistenza sconvolta. Il tutto a fronte di un atteggiamento, da parte innanzitutto del Ministero della Sanità di allora e della Salute oggi – ovvero dello Stato – , che si è rivelato, neanche a dirlo, all’italiana: non si è fatto altro che rinviare e mettere la testa sotto la sabbia”. “La legge stabilisce, per chi ha diritto all’indennizzo, le procedure da seguire”. “Da ricordare anche il trasferimento di competenze dallo Stato alle Regioni…”.

Un rebus senza soluzione di continuità.

Previous post

Scuola Romana di Fotografia e Cinema. Un open day per le nuove iscrizioni

Next post

Borgo Le Ferriere la bonifica integrale

Cora Craus

Cora Craus

Giornalista