Umberto Eco: un ricordo, un libro
di Cora Craus –
“Non sperate di liberarvi dei libri” è una lunga, affascinante intervista a due voci “condotta” da Jean-Philippe de Tonnac. Le due voci sono: Umberto Eco e Jean-Claude Carrière.
“Chi è analfabeta, a 70 anni avrà vissuto una sola vita: la propria; chi legge avrà vissuto 5000 anni: c’era quando Abele uccise Caino, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l’infinito…perché la lettura è un’immortalità all’indietro”.
Questa citazione di Umberto Eco racchiude tutta la sua passione per i libri, e noi, di “Esseredonna”, vogliamo ricordarlo attraverso un suo libro-intervista che parla…di libri. Parla della passione per la scrittura, di momenti impagabili: quelli della lettura. Ma parla anche dell’essere bibliofili, della paura di perdere gemme rare quali prime edizioni, libri antichi la cui ricerca ha richiesto decenni di lavoro. D’altronde come ricorda Umberto Eco: “L’idea di collezionare libri è molto antica [.] La cultura della pagina scritta, e più tardi del libro, è antico quanto la scrittura. Già i Romani volevano possedere rotoli e collezionarli. Se abbiamo perso dei libri, è per altre ragioni. Se ne sono fatti sparire alcuni per ragioni di censura religiosa, o perché le biblioteche tendevano ad andare in fiamme alla prima occasione, allo stesso modo delle cattedrali, essendo fatte le une e le altre in gran parte di legno. Nel Medioevo una cattedrale o una biblioteca che brucia era normale. Il fatto che la biblioteca “Nel nome della rosa” finisse per bruciare non è in alcun modo un evento straordinario in quel periodo”. Ha suscitato molta curiosità in noi apprendere quale sia la linea guida della collezione di libri antichi di Eco: “colleziono solo libri che hanno a che fare con cose erronee o false. Il che prova che questi libri non sono testimoni indiscutibili. E tuttavia, anche se mentono, ci insegnano qualcosa sul passato”.
I libri – come ci ricorda Paul Valèry “hanno gli stessi nemici che l’uomo: il fuoco, l’umido, le bestie, il tempo e il loro contenuto” – ma oltre a proteggerli, gli autori rispondono anche a un interrogativo che, alla fine, ci siamo posti tutti: quale sarà il futuro del libro di carta? Jean-Claude Carrière sostiene: “non è neanche sicuro che disporremo, nell’avvenire, dell’energia sufficiente a far funzionare tutte le nostre macchine. Pensiamo al black-out avvenuto a New York nel luglio 2006. Immaginiamo che possa estendersi e prolungarsi. Senza elettricità, tutto è irrimediabilmente perso. Al contrario, potremo ancora leggere dei libri, durante la giornata, o la sera con una candela, quando tutta l’eredità dell’audiovisivo sarà scomparsa”. Man mano che si prosegue nella lettura, il libro, la sua storia, diventa un dotto pretesto per riattraversare la storia dell’uomo: nelle sue piccolezze, non saltate il divertente capitolo “Niente fermerà la vanità”, e, nella sua fame di conoscenza. In “Non sperate di liberarvi dei libri” (ed. Bompiani – pag. 271 – € 18) due maestri del pensiero intrecciano ricordi personali ad aneddoti su figure, uomini del passato per testimoniare e ampliare l’importanza del leggere (non importa sotto quale forma) per la formazione di un’autonomia di pensiero. Una lieve ma non superficiale disquisizione su com’è stata percepita e analizzata l’importanza del libro nelle varie religioni sia monoteistiche, dette “religioni del libro” sia politeistiche, dove la tradizione orale ha rivestito maggiore importanza.