ED CulturaED in primaED Libri

Un excursus tra le organizzazioni insignite del premio Nobel per la Pace: Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica

 

Di Cora Craus –

Correva l’anno 2005 ed io lasciai correre perchè era un anno difficile, diremmo, parafrasando la celebre frase di Giovannino Guareschi. Sì, correva il 2005 ed era il sessantesimo anniversario dello sgancio delle bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki, avvenuto rispettivamente il 6 e il 9 agosto del 1945, da parte dell’aviazione americana. Il Premio Nobel in quell’anno, 2005, fu assegnato all’ AIEA e scatenò una tempesta di polemiche a tutti i livelli politici e sociali.

Anche in questa come in altre occasioni il premio fu assegnato più quale speranza che non all’effettivo raggiungimento di un obiettivo; la motivazione dell’Accademia di Oslo fu: “I loro sforzi per impedire che l’energia nucleare venga usata per scopi militari e per assicurare che l’energia nucleare venga usata per scopi pacifici nel modo più sicuro possibile. In un’epoca in cui la minaccia delle armi atomiche è tornata a farsi pressante, questo pericolo deve essere affrontato attraverso la più ampia collaborazione internazionale”.

Ma, andiamo con ordine l’AIEA è un acronimo che sta per Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica essa è un organismo dell’Onu fondato nel 1957 e si occupa della promozione dell’impiego per usi civili dell’energia atomica la sua sede è a Vienna.

Insieme all’AIEA il premio fu assegnato ex aequo con l’egiziano Mohamed El Baradei Presidente dell’Agenzia. Come abbiamo ricordato furono tantissime le polemiche provenienti da molte direzioni sia per l’AIEA che  per lo stesso Baradei  a cominciare da quelle dell’allora Segretario di Stato americano Colin Powel, passando per Greepeace, che pur mostrandosi molto perplessa sull’assegnazione all’AIEA convenne in maniera positiva su Mohamed El Baradei  e scrisse in un comunicato: “ Va riconosciuto invece che il direttore generale El-Baradei, opponendosi alla guerra in Iraq e promuovendo una zona libera dal nucleare nel Medio Oriente, è stato negli ultimi anni protagonista di una visione nuova della pace e della non proliferazione atomica”.

Coscienti che richieda un immenso sforzo di fiducia nell’umanità, noi speriamo per davvero, per il bene delle future generazioni, che il nucleare abbia solo un pacifico utilizzo e per non dimenticare cosa è stato lo scempio della bomba atomica vi proponiamo un brano, tratto dal libro “Hiroscima – Il racconto di sei sopravvissuti” di John Hersey, giornalista vincitore del premio Pulitzer. “I primi scienziati giapponesi che giunsero qualche settimana dopo l’esplosione notarono che il lampo della bomba aveva mangiato il colore del cemento. In certi punti, la bomba aveva lasciato segni corrispondenti alle ombre degli oggetti illuminati dal suo bagliore. Per esempio, gli esperti avevano trovato un’ombra permanente proiettata dalla torre della Camera di commercio sul tetto del palazzo. Si trovarono anche i contorni di corpi umani sui muri, come i negativi di rullini fotografici. Al centro dell’esplosione, sul ponte che si trova vicino al Museo delle scienze, un uomo e il suo carretto erano stati immortalati in un’ombra così precisa da indicare che nel momento in cui l’esplosione aveva letteralmente disintegrato entrambi, l’uomo stava per frustare il cavallo”.

 

 

Previous post

Latina. Spazio Comel, retrospettive dei Maestri del ‘900: “Aligi Sassu opere 1927-1941”

Next post

Latina, Borgo Montello. Presentazione del libro “Questo Piatto di Grano” di Giulio Alfieri. Un appuntamento con la storia del territorio.

Cora Craus

Cora Craus

Giornalista