Artisti solidali. “Arte & libri per Diaphorà”… Annalisa Lazzarotto
Di Cora Craus –
“Nei suoi lavori propone una natura cromaticamente perfetta, dalle linee seducenti e dalle forme di un’irreale bellezza”. Sono parole della critica d’arte Roberta Sciarretta che commentano il lavoro dell’artista Annalisa Lazzarotto, ospite oggi della nostra rubrica. Annalisa insieme ad altri sette artisti solidali partecipa all’evento “Libri & Arte per Diaphorà” ideato e curato dalla scrittrice Rosa Manauzzi. In questo breve spazio noi proviamo a conoscere più da vicino “la persona dietro l’artista”.
Annalisa Lazzarotto, cosa significa per Lei dipingere?
Il mio lavoro consiste nel dipingere in un modo molto personale. Mi esprimo solitamente con la fotografia che è il mio mezzo espressivo abituale. Nella serie che espongo alla Diaphorà (ODM – – Organismi Digitalmente Modificati, che fanno il verso ad OGM Organismi Geneticamente Modificati), elimino completamente il colore dalle immagini da me ritratte (solitamente fiori, frutta e vegetali) e da lì parto per usare la pittura a mezzo mouse e PC, tramite leggere e sovrapposte velature, fino ad ottenere il risultato voluto. In questo modo mi circondo di opere che sono molto vivaci di colori che riempiono occhi ed anima ma contemporaneamente vogliono lasciare un monito: non sempre tutto ciò che è bello è anche buono.
Le sue creazioni artistiche risentono di una qualche influenza letteraria?
Ora sto lavorando ad un nuovo progetto che si ispira alle canzoni e ai versi di autori musicali. Se per letteratura si intende anche il testo estrapolato da queste composizioni (che per me a volte è pura poesia), sì, possiamo dire che risento di qualche influenza letteraria, come Lucio Dalla, Lucio Battisti, Cesare Cremonini, Malika Ayane e altri cantautori.
Il suo romanzo preferito?
1q84 – Haruki MuraKami (per me è geniale).
(n.d.r. “1Q84” ed. Einaudi, dalla quarta di copertina: 1984, Tokyo. Aomame è bloccata in un taxi nel traffico. L’autista le suggerisce, come unica soluzione per non mancare all’appuntamento che l’aspetta, di uscire dalla tangenziale utilizzando una scala di emergenza, nascosta e poco frequentata. Ma, sibillino, aggiunge di fare attenzione: “Non si lasci ingannare dalle apparenze. La realtà è sempre una sola”. Negli stessi giorni Tengo, un giovane aspirante scrittore dotato di buona tecnica ma povero d’ispirazione, riceve uno strano incarico: un editor senza scrupoli gli chiede di riscrivere il romanzo di un’enigmatica diciassettenne così da candidarlo a un premio letterario. Ma “La crisalide d’aria” è un romanzo fantastico tanto ricco di immaginazione quanto sottilmente inquietante: la descrizione della realtà parallela alla nostra e di piccole creature che si nascondono nel corpo umano come parassiti turbano profondamente Tengo. L’incontro con l’autrice non farà che aumentare la sua vertigine…)
Torniamo all’arte pittorica: il suo pittore preferito?
Mark Rothko. Diceva: ‘Io penso che il colore, aiutato dalla luce, entri in relazione con l’anima e comporti conseguenze emotive inattese’. Per i miei lavori, non è un suo quadro in particolare a cui mi ispiro ma il modo di dipingere quel quadro (anche io, seppur digitalmente, procedo per leggere velature susseguenti). Le sue tele, inoltre, come le mie, anche se all’apparenza appaiono rutilanti di colore, esprimevano tutta la loro tragicità interiore: infatti l’autore muore suicida nel 1970. Diventa famoso solo negli anni ’60 e nel 2000 una sua tela viene venduta come terza opera più costosa che sia mai stata battuta all’asta.
Di questo pittore quale opera considera emblematica?
Per me tutte quelle che vedono il suo più maturo modus espressivo (a campiture di colore).
Qual è il suo colore preferito?
Il rosso sangue venoso.
Dispone della macchina del tempo: in quale periodo storico farebbe incursione?
Il Rinascimento per il suo fermento culturale e gli Anni ‘30 per la presa coscienza da parte della donna. Comincia a capire di essere in grado di esprimersi e avere un ruolo in una società in piena espansione. Le cito due film che mi hanno molto divertito e sono anche emblematici per le due epoche: ‘Non ci resta che piangere’ di Troisi e Benigni e ‘Midnight in Paris’ di Woody Allen.
Cos’è per lei la pace?
Per me un tramonto, il mare, una fotocamera e stare in armonia con ciò che mi circonda, natura soprattutto.
La Diaphorà è “una certezza” per le persone con disabilità. Un’associazione, che grazie ai tanti volontari, offre un variegato ventaglio di attività; tra esse c’è qualcuna che apprezza in maniera particolare?
Trovo che facciano un lavoro straordinario. Per rispondere nello specifico alla sua domanda il laboratorio formativo dedicato alla natura orto, fiori, api un percorso che consente di apprendere varie tecniche di coltivazioni e di conoscere il mondo delle apie prendersene cura, dalla manutenzione alla smielatura.
Brevi cenni biografici di Annalisa Lazzarotto
Da sempre interessata alla contaminazione tra gli ambiti culturali e artistici e alle nuove tecnologie di comunicazione di massa, collabora attivamente con studi di progettazione, fotografia, case editrici e compagnie teatrali, da più di venti anni. Dal 2009 decide di intraprendere un percorso di ricerca espressiva personale dove fa confluire le sue esperienze lavorative prediligendo canali espositivi non convenzionali ma più vicini alla sensibilità comune. Da una riflessione sul tema dell’ecologia e dell’ecosostenibilità, nasce la serie degli “ODM | Organismi Digitalmente Modificati” dove la manipolazione digitale di immagini fotografiche è un escamotage per palesare una mistificazione della natura già in atto, ma edulcorata dai mass media attuali. Annalisa Lazzarotto, dopo l’esperienza presso la Facoltà di Architettura alla Sapienza di Roma, è oggi “interior e graphic designer”, titolare e direttore creativo dell’Agenzia di comunicazione “THE SIGN | creative design”.