ED editoriale

Artisti solidali. “Arte & libri per Diaphorà”… Laura Torchiani

L’artista Laura Torchiani

Di Cora Craus –

“Ascoltare la poesia”, che sia quella dei versi o quella espressa dal colore e dall’armonia della natura, sembra essere il leit motive di Laura Torchiani. Espressione che fa risuonare in noi le parole di Pablo Picasso: “I colori, come i lineamenti, seguono i cambiamenti delle emozioni.” La pittrice romana, insieme ad altri sette artisti solidali, partecipa all’evento “Libri & Arte per Diaphorà” ideato e curato dalla scrittrice Rosa Manauzzi. In questo breve spazio noi proviamo a conoscere più da vicino “la persona dietro l’artista”.

Laura Torchiani, cosa significa per Lei dipingere?

Dipingere per me è stata una scoperta tardiva. Sin da piccola le immagini che rappresentavo erano figurative, dettagliatissime e rigorosamente in bianco e nero. Amavo disegnare con la penna e correggere gli errori, che ovviamente non potevo cancellare, inventando linee alternative per camuffarli. Il fumetto è sempre stato il mio obiettivo, fin quando, all’Accademia di belle Arti, osservai da vicino il mondo della pittura…..percepii la differenza tra la forza del segno e quella del colore e ne rimasi profondamente affascinata. Iniziai ad usare il colore puro per disegnare direttamente con il pennello. I particolari delle immagini iniziarono a perdere importanza e cominciai ad ascoltare la “poesia” del colore nella pittura. Dopo vari percorsi ed importanti esperienze lavorative in ambito pittorico, ho deciso di lavorare con i ragazzi a scuola, anche attraverso l’insegnamento della pittura espressiva. La pittura per me è una dimensione infinita.

Le sue creazioni artistiche risentono di una qualche influenza letteraria?

Durante un periodo della mia vita sono stata ispirata dai poeti romantici inglesi come w. Wordsworth.

Il suo romanzo preferito?

Difficile da dire, non ho un autore o un libro preferito, tante letture diverse mi sono piaciute. Un esempio: “Il piano infinito” di Isabel Allende.

(n.d.r. Un opera fortemente autobiografica, infatti, Ella la donna che Gregory Reeves, il protagonista maschile del romanzo, amerà per sempre, non è altro che la stessa Isabel Allende, e la vita di Gregory è la vita del suo secondo marito William C. Gordon, anche se questo non viene svelato all’interno del libro. Ma lo ha dichiarato la scrittrice in molte interviste.

Dalla quarta di copertina: Gregory Reeves, è un gringo di famiglia povera che incarna molti dei difetti e delle virtù della nostra società degli ultimi settant’anni. La vicenda si svolge in un arco di tempo che va dalla bomba su Hiroshima fino ai giorni nostri, passando attraverso le contestazioni del ‘68 e la guerra in Viet­nam. Attraverso la storia di Gregory, Isabel Allende ci racconta l’America e le sue ingiustizie. L’emarginazione sociale e il razzismo, l’aspro contrasto tra opulenza e miseria, l’evoluzione del concetto di famiglia, l’incessante ricerca di amore e di equilibrio interiore. Un’opera ricca di avventura e passione, un vero teatro umano, arricchita da una forte tensione epica. “Il piano inclinato” ed. Feltrinelli- pag.328)

Torniamo all’arte pittorica: il suo pittore preferito?

 Anche questo è difficile da dire, sono tanti, di ognuno amo qualcosa. Potrei citarle un quadro che amo molto: “Ramo di mandorlo in fiore” di Van Gogh. Quando lo vidi dal vivo al Van Gogh Museum di Amsterdam, mi colpì con tutta la sua poesia. È delicato, raffinato e semplice allo stesso tempo, ogni fiore sembra una parola di bellezza, ogni ramo, la congiunzione dell’intero discorso.

(n.d.r Nel 1890, il pittore olandese realizzò questo dipinto, un olio su tela, quale personale regalo per la nascita di suo nipote Vincent Willem, il figlio de suo amatissimo fratello Theo. I fiori rappresentano un vero e proprio inno alla vita e l’artista, che sappiamo essere di particolarissima sensibilità, sembra voglia augurare al nipote, pienezza di vita, vitalità, e cose belle).

Qual è il suo colore preferito?

Tutti! Un giorno può essere il rosso porpora e un altro giorno sentirmi bene con il profondo blu.

Dispone della macchina del tempo: in quale periodo storico farebbe incursione?

Decisamente un periodo storico che mi affascina moltissimo e nel quale mi piacerebbe fare un “giretto” è la Belle Epoque.

Cos’è per lei la pace?

La pace per me è un sentimento naturale e profondo da cui nasce un atteggiamento di RISPETTO. La pace è unita alla gioia di vivere, pur nel travaglio emotivo che il vivere comporta. La pace è uno dei frutti dell’amore. Se nel cuore c’è amore, allora c’è anche la pace.

Troppo facilmente si parla d’amore senza comprenderne l’essenza, in questo modo la pace viene meno. 

La Diaphorà è “una certezza” per le persone con disabilità. Un’associazione, che grazie ai tanti volontari, offre un variegato ventaglio di attività; tra esse c’è qualcuna che apprezza in maniera particolare?

I volontari, gli addetti ai lavori fanno tutti un lavoro straordinario su tanti livelli per risponderle cito il corso di “Yoga e respiro” che offre un’esperienza che consente il contatto autentico e creativo con l’ambiente in cui si vive, portando ordine e armonia interiore.

Brevi cenni biografici

Nata a Roma nell’ottobre del 1967. Diplomata all’Accademia di Belle Arti di Roma nel 1994. Nel 1990 entra in contatto con un gruppo dei neomanieristi avviando una personale ricerca centrata in particolare sul classicismo presente nello jugendstil. Nel 1994 entra attivamente nell’elaborazione e negli sviluppi degli artisti più significativi della Nuova Maniera Italiana. A partire dal 1995 (con le mostre “Versanti dell’arte italiana – secondo novecento”, Civitella Roveto e “Archeologia – Storia-Arte”, Monteleone Sabino) partecipa alle collettive dei neomanieristi e allestisce la sua prima personale presso la galleria Una Arte di Fano.

 Seguirà un’esposizione al Palazzo Ducale di Mantova, nelle sale d’Isabella D’Este, e, nel novembre del 1996, espone le sue opere insieme a quelle del gruppo neomanierista, a New York e a San Francisco, presso le Caldwell Snyder Gallery.

 Nel 2006, allestisce una mostra personale a Roma, nei locali della Torretta Valadier, sul Ponte Milvio. Nel frattempo, avendo ottenuto l’abilitazione in Arte e immagine, si dedica all’attività di insegnamento, sia in Sostegno sia in Arte, lavoro che continua a svolgere con passione.

Nel marzo del 2015, espone alcune delle sue opere in una collettiva, per una rappresentazione teatrale contro la violenza sulle donne, al Teatro Opera Prima di Latina.

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Cora Craus

Cora Craus

Giornalista