Quelle 174 vite che valgono meno. Je suis Garissa.
di Alga Madìa –
Ma perchè ci siamo così tanto addolorati per la strage di Parigi, abbiamo messo matite nel taschino, e scritto a caratteri cubitali “Je suis Charlie”?
Non posso credere che le vite umane nelle nostre anime e nelle nostre coscienze abbiano valenze diverse.
Una vita vale una vita e 174 sono 174 vite di ragazzi (e il fatto che fossero così giovani dovrebbe alzare il valore di una vita), che non avevano sfidato nessuno, non erano profeti, non militari, non avevano colpe di nessun genere. Avevano addirittura un nome, erano ragazzi, sani, intelligenti, volenterosi e cristiani.
La loro fede religiosa: ecco la loro colpa dinnanzi a quei pazzi criminali dell’Isis.
Ecco la loro colpa dinnanzi al mondo occidentale? No, sicuramente no. E allora, perché ignorarli, perché il silenzio, perché la mia pancia urla che è un’ingiustizia questa indifferenza e rimane quasi da sola, senza risposta?
Non riesco a credere che abbiamo giustamente risollevato una testata giornalistica in pochi giorni, alzato matite partecipando a manifestazioni a sostegno della libertà di espressione, anche quando questa offende altre religioni e questi ragazzi che non avevano davvero nessuna colpa, hanno avuto meno risalto sulle pagine dei giornali, di un aereo che, per esempio, si è schiantato contro una montagna per mano dell’uomo che lo pilotava.
La vita è vita.
Non stanno sulle coscienze e nel cuore di nessuno i 174 ragazzi cristiani che avrebbero voluto costruirsi un futuro, studiare, professare la loro religione e magari l’ardire di poter amare.
Almeno provassimo a metterli nel nostro cuore come una delle pagine della storia, che nostro malgrado, abbiamo vissuto. E magari scriviamo, dove possiamo, Je suis Garissa.