Salvini, fischi e parole forti. E scatena i presenti.
Di Alga Madìa –
Arriva con quasi un’ora di ritardo, a causa del suo precedente impegno a Terracina a sostenere la candidatura a sindaco di Nicola Procaccini.
Matteo Salvini si fa strada fra la gente mentre dal palco risuonano le note dell’inno di Mameli che disorienta un po’ tutti, anche i suoi sostenitori più cari che erano abituati al “Va’ pensiero”.
Mentre lo precede un breve discorso del candidato sindaco, Nicola Calandrini, accolto con freddezza dalla piazza e per la verità da qualche fischio, lui fa selfie e gira col suo cellulare un video che ritrae sè stesso e il pubblico presente – lui dice un migliaio – probabilmente la metà e lo mette subito in rete. Gli danno una maglia che si infila mentre aspetta di parlare, con su scritto “Latina“.
“Se ci fosse sul palco la Fornero, io non la insulterei – dice a un gruppetto di contestatori – nonostante la sua maledetta legge per cui tutti gli italiani oggi ne pagano le conseguenze. Se non vi piace quello che dico andatevene fuori dalle palle!”
Modi e termini che conosciamo, completa disinformazione sui problemi della città, “il capitano” parla esclusivamente del governo centrale e di Renzi che deve andare a casa. Nessun accenno ai problemi reali della città, ai motivi per cui si trova nello stato in cui si trova. Nessun accenno a metro, terme, varianti urbanistiche e piani particolareggiati, SLM e raccolta dei rifiuti.
Gli emigrati e la loro disperazione che dovrebbero essere una preoccupazione umana diventano motivo di urla con una platea pronta agli applausi.
Latina sta per andare al voto con una marea di problemi irrisolti e acuiti da un’amministrazione incompetente all’altra.
Ma lui forse questo lo ignora.
Foto: Paola Libralato