ED Intervista

Patrizia Fanti, vi racconto di me, della mia politica.

di Alga Madìa –

Un giardino pieno zeppo di rose pare darmi il benvenuto e in questo accenno di primavera la cosa mi è particolarmente gradita. Patrizia Fanti mi attende sulla porta di casa sua, con la sua solita grazia, quel sorriso rassicurante che conosce chiunque l’abbia vista almeno una volta.  Immagino non sarà un’intervista vera, ma una chiacchierata come tra vecchie amiche. Infatti non le faccio molte domande. Scopro quasi subito che ha ripreso i libri in mano perchè per chi è avido di sapere davvero gli esami non finiscono mai.

“In realtà la mia prima scelta fu la facoltà di Giurisprudenza, i corsi del primo anno, caotici  e affollatissimi di studenti, mi dissuasero dal proseguire e dopo pochissimi mesi cambiai direzione e mi iscrissi ad Architettura. Interruppi dopo un paio d’anni per dedicarmi alla nascita della mia prima figlia, ma soltanto per 10 mesi e poi, grazie all’aiuto di mamma e suocera ripresi e, nonostante figlia, marito e lavoro mi laureai senza perdita di tempo”.

Caspita, penso, per tanti ragazzi l’Università è spesso un parcheggio, lei aveva figlia, lavoro (che, ci tiene a ribadire più volte, non ha mai abbandonato), treni per la frequenza, che se sono in ritardo oggi qualcuno ricorderà quelli di diversi anni fa.

– Poi la politica. Com’è stato l’approccio?

Non c’è stato un approccio, una scuola. Mi proposero la candidatura e in accordo con mio marito e mio fratello decisi di accettare. Ero una donna normale, sai? La normalità in politica dovrebbe essere una caratteristica  fondamentale. Così mi ritrovai fra i banchi del Consiglio comunale, (Siamo sempre stati cattolici e tutti della Democrazia cristiana, ndr.). I primi mesi ascoltavo molto, studiavo e cercavo di comprendere la macchina che regola un’ammistrazione cittadina. Poi cominciai davvero. Da donna qualche difficoltà l’ho trovata. Gli uomini ancora non sopportavano molto l’idea di una donna pensante e che all’occorrenza si faceva sentire. La mia fortuna più grande però è sempre stata quella di aver trovato, soprattutto da assessore, funzionari e dirigenti intelligenti e capci, preparati e stimolanti. Quindi si lavorava sempre in accordo, stimolandoci reciprocamente e cercando, tutti, di dare il massimo col fine unico di fare bene. Quante soddisfazioni mi ha regalato l’assessorato alla cultura: aprimmo il Cambellotti, portammo la Wiener Orchestra a Latina e poi coro e orchestra del Santa Cecilia in piazza San Marco. Mi piaceva molto l’idea di portare la cultura anche nelle strade, in piazza, la musica che ho dentro (la signora Fanti è pure diplomata in pianoforte al Conservatorio di Latina), essere da stimolo e portare a teatro anche e sopratutto coloro che non lo avevano mai visto. E’ nostro, di tutti, pagato da tutti noi, dovevano conoscerlo tutti”. 

– Poi l’assessorato ai Servizi sociali…

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Sì, anche lì un’esperienza indimenticabile e ricca di soddisfazioni per tutti noi. L’apertura delle mense, il nostro contributo alle pari opportunità, alle donne che lavorando, non avrebbero più avuto l’assillo del part-time a tutti i costi. Inserimmo già allora (era il 2002) la piramide alimentare nella dieta dei bimbi, stimolandoli a mangiare in maniera corretta, grazie anche alla collaborazione con la lega tumori. Affrontammo il difficilissimo problema dei malati di Alzaimer e di chi li assiste, ottenendo un finanziamento particolare per il riconoscimento della malattia con un servizio a domicilio, a seconda della gravità della malattia o un contributo per chi, anche a componenti della famiglia, si prende cura della persona malata.  

Portammo i bambini Rom, di Borgo Bainsizza, nelle scuole, spesso contro la volontà dei genitori, che vedono istruzione e cultura come un pericolo: rendono le persone autonomamente pensanti. Fu un’esperienza particolare dove ci siamo misurati tutti insieme, noi dello staff dell’assessorato, un pullmino andava a prenderli con un’assistente sociale madrelingua,  e così contenti dei primi risultati, comprammo pure una lavatrice che mettemmo nella Scuola “Vito Fabiani” per lavare i panni di quei bambini. 

Riuscimmo anche ad intercettare, per tutte queste attività, dei fondi europei gestiti dalla Regione Lazio e questo ci consentì di muoverci in maniera adeguata in questi progetti”. 

La ascolto, non c’è bisogno di molte domande perché parla spiegando i dettagli, argomentando, spesso anche in maniera minuziosa. Noto che finora non ha mai usato il singolare. Io, pare una parola distante dal suo vocabolario. continua instancabilmente a dire “noi”.

Avevamo organizzato anche la Casa dei papà. era tutto avviato. Tre appartamenti di proprietà del Comune in Via Scipione L’Africano a disposizione di papà separati che non hanno più dove vivere. Li avevamo arredati, addirittura con fasciatoi e lettini per i bambini. Quei papà avrebbero pagato per questi alloggi una quota in maniera commisurata al proprio reddito. Anche qui, grazie ad un finanziamento della Regione fu possibile l’allestimento delle case, un appartamento poteva ospitare due papà. Non so oggi cosa ne sia stato”.

– …E poi il Centro notturno, oltre a quello diurno, il Centro Famiglia in collaborazione con la Cooperativa sociale Universis, dove avevate introdotto la mediazione familiare con una consulenza legale gratuita. Cosa ha fatto scattare la voglia di andare via, di lasciare iniziative e progetti?

Ad un certo punto, mi sono sentita fuori da tutto. Non mi piaceva nulla di quanto girasse intorno a me, a livello politico , dico. Ma non ho rimpianti per la scelta che ho fatto e poi il 2016 è dietro l’angolo! Mi ricandiderò sicuramente, magari in una lista civica, non so ancora, ma ci sarò, pronta a sostenere e continuare il mio impegno politico. Bisogna che si torni con umiltà a guardare e studiare il Territorio che è stato perso di vista. 

Dopo 20 anni di politica sono sempre più convinta che ci voglia rispetto, rispetto per l’intelligenza, rispetto per la formazione, rispetto per il lavoro degli altri “. 

Mi alzo, le faccio gli auguri per la prossima laurea in Giurisprudenza, per i suoi studi e per la prossima candidatura. Vado via con delle rose del giardino che mi dona e con sacco di cose da scrivere.

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