Vbac, il parto naturale dopo un cesareo. Ne parliamo con l’ostetrica
di Stefania Belmonte –
Sfatiamo il falso mito che dopo un taglio cesareo, per avere altri bambini, saranno necessari altri tagli cesarei. Lo facciamo con questa breve guida alla Vbac.
I dati dell’Acog (The American Congress of Obstetricians and Gynecologists) e del britannico Royal College of Obstetricians and Gynaecologists – rilevano che è possibile affrontare un parto vaginale persino dopo due cesarei.
Si chiamano Vbac e Vba2c (Vaginal birth after cesarean) e sono parti naturali seguiti e monitorati secondo linee guida internazionali, adottate anche dall’Istituto Superiore di Sanità in Italia, a cui possono aspirare le mamme in precedenza sottoposte ad uno o due tagli cesarei. La percentuale di riuscita di un parto naturale dopo un precedente taglio cesareo va dal 50 all’85%.
Il travaglio, le spinte, l’incoraggiamento delle ostetriche, la mano stretta in quella del partner mentre si dà alla luce il bimbo che si è tanto aspettato per nove mesi. Vivere l’emozione completa e piena della nascita e delle ore immediatamente successive non è più, oggi, un desiderio al quale le mamme che hanno partorito in sala operatoria dovranno rinunciare.
È necessario però che vi siano gli opportuni fattori predittivi favorevoli, come ci spiega in un’intervista la dott.ssa Alessandra Cengia, ostetrica all’ospedale Agostino Gemelli di Roma e docente nel corso di laurea in Ostetricia all’Università Cattolica del Sacro Cuore.
Quali sono i “requisiti” che rendono possibile un parto naturale dopo un taglio cesareo?
Sicuramente importante è una predisposizione psicologica: nel nostro settore si dice che si partorisce prima con la testa e poi con il corpo. È chiaro che la volontà della donna di mettere al mondo un figlio in modo naturale piuttosto che con un altro taglio cesareo è già un fattore che ben dispone alla Vbac. Ovviamente, come in tutti i parti, vi sono dei rischi, ed anche la consapevolezza di essi è di fondamentale importanza. Dal punto di vista strettamente tecnico, tra i fattori predittivi positivi troviamo: l’insorgenza spontanea del travaglio (che può essere accompagnato e potenziato da farmaci, ma non indotto); il peso fetale inferiore ai quattro chilogrammi; una meccanica e una dinamica uguali ad un primo parto naturale; un taglio cesareo, effettuato nel precedente parto, con un’incisione che non sia di tipo longitudinale.
Quali sono invece i fattori che non consentono la Vbac?
Un taglio cesareo precedente di tipo longitudinale o altri interventi subìti dall’utero, per motivi anche diversi da una nascita; se si tratta di un quarto figlio, e siano stati precedentemente effettuati tre tagli cesarei; l’induzione del travaglio; peso fetale superiore ai quattro chilogrammi; malpresentazione del feto; obesità materna. Anche l’assenza di tutta la necessaria documentazione quando si arriva in ospedale può essere un fattore che impedisce la Vbac.
Come si svolge una nascita naturale dopo un cesareo?
In modo esattamente uguale ad un primo parto naturale. Ovviamente con qualche accorgimento in più: ad esempio, il monitoraggio del bambino è continuo perché si tratta di un travaglio comunque considerato ad alto rischio. Nella fase finale del parto, sono inoltre raccomandate dalle linee guida una episiotomia (taglio del perineo) o l’uso della ventosa, ma se l’espulsione del bambino avviene in modo regolare, è anche possibile non seguire queste indicazioni. È poi necessaria la presenza di un ginecologo “dedicato” che sia reperibile in reparto.
Quali sono gli eventuali rischi di una Vbac?
Il rischio è la rottura dell’utero. Per questo motivo viene richiesta tutta la documentazione sui precedenti cesarei prima di consentire un parto naturale. È importante anche il tempo trascorso tra un parto e l’altro: al di sotto dei 12 mesi, il rischio di rottura dell’utero è intorno al 5%. Tra i 12 e i 24 mesi al 3%, mentre oltre i 36 mesi scende tra lo 0,3% e lo 0,5%.
È possibile, per la madre, usufruire dell’epidurale durante una Vbac?
Questo è un tema delicato. Oggi non è più controindicata, perché si è visto che non maschera i sintomi dolorosi di una eventuale rottura d’utero, come si pensava fino a qualche anno fa. Sicuramente però va eseguita da personale molto esperto.
Quando è opportuno iniziare a prendere contatti con l’ospedale per la Vbac?
Molte mamme iniziano ad informarsi anche prima di aspettare un bambino. È comunque opportuno prendere contatti con la struttura ospedaliera in cui si vuole partorire, a partire dal secondo trimestre.
Perché non tutte le strutture ospedaliere danno questa possibilità alle mamme?
Ci sono almeno tre motivi. Per una Vbac sicura, il punto nascita deve essere situato in un ospedale che abbia a disposizione, immediatamente pronti (che non equivale a pochi minuti): una sala operatoria; un anestesista; un servizio trasfusionale. Questi elementi non sempre sono presenti contemporaneamente nella stessa struttura, ecco perché la Vbac non si effettua in tutti gli ospedali.
Come si sente una mamma che ha partorito naturalmente attraverso una Vbac?
La donna è soddisfatta, felice. Chi cerca la Vbac, infatti, di solito non ha accettato i pregressi tagli cesarei, perché può averli vissuti addirittura come un fallimento. Quando invece riesce a mettere al mondo il secondo o il terzo figlio in modo naturale, con le proprie forze, la donna ne esce riscattata. Non ha poi tutti gli impedimenti fisici che derivano dal post operatorio del taglio cesareo e riesce ad occuparsi del bambino in modo diverso ed autonomamente.
C’è un consiglio che, da ostetrica, si sente di dare alle madri che vogliono una Vbac?
È quello di cercare sempre strutture dedicate, perché possono fornire informazioni oggettive e non scoraggianti nei confronti di questa procedura. Alle mamme dico di ascoltare solo professionisti del settore. Importante è far valere la propria volontà di far nascere naturalmente il proprio bambino, ma allo stesso tempo vorrei anche consigliare loro di non rimanere ‘incastrate’ sul parto ‘ideale’: le aiuterà a vivere il tutto più serenemente.