ED Sport

Fiammetta Manciocchi, la pontina primo arbitro donna di volley ad arrivare in serie A. ED la intervista per voi

di Marina Bassano –

E’ un dato di fatto: nella massima serie dei campionati pallavolistici i direttori di gara di sesso femminile rappresentano una percentuale insignificante. Fiammetta per prima è riuscita nell’impresa di salire in postazione arbitrale nei campionati che contano, per essere poi nel 2005 riportata fuori per motivi “federali”, delusione più grande nei vent’anni di carriera, con più di 100 gare sulle spalle nella massima serie.

Iniziato il percorso arbitrale nell’85 dopo qualche anno da giocatrice, Fiammetta brucia le tappe arrivando in serie A all’età di trent’anni nel 1997:

“Mia cugina faceva l’arbitro e giocando nella mia stessa squadra mi ha trasmesso questa voglia. Dopo tre anni nei campionati provinciali, tre in quelli regionali, due in C1 che allora era nazionale, quattro in B2, due in B1 è arrivata la A. Forse la novità fosse a livello dirigenziale era ancora troppo grande da assorbire. Con la nascita dei figli forse è sembrato che l’immagine dell’arbitro non coincidesse con quella di madre di famiglia. Dal 2000 al 2007 sono stata arbitro internazionale di beach volley e responsabile nazionale del centro di qualificazione nazionale del settore di beach dove mi occupo della formazione. Dirigere una gara di beach o una di pallavolo indoor è diverso: l’aspetto gestionale nel primo caso è fondamentale date le condizioni in cui si gioca, come anche amministrare le proprie energie nell’arco di tutta la partita e del torneo che si concentra in alcuni giorni consecutivi di confronti. Nell’indoor si tratta di partite singole dopo le quali hai qualche giorno di relax, tempo per rivedere la partita e ripensare alle decisioni. Penso al beach come più impegnativo, entri a far parte di tutto il torneo con un ruolo di primo piano senza apparire”.

Uomini e donne di fronte ad un’autorità femminile reagiscono diversamente:

“Non ho mai avuto problemi in questo senso; forse con le donne si può creare come un antagonismo per la diversa posizione, con gli uomini invece si instaura un rapporto più reverenziale e di curiosità al primo impatto. Tecnicamente la difficoltà della pallavolo maschile sta nella velocità della palla, con gioco più regolare; la femminile è tecnicamente più varia con più possibilità di chiarire determinati tocchi”.

Predisposizione naturale a questo ruolo unita ad uno studio capillare del regolamento gli elementi base di un buon arbitro:

“L’arbitraggio mi ha portato un grande controllo su me stessa, fiducia nei miei mezzi e coerenza. Le soddisfazioni maggiori vengono dall’andare sul campo e vedere che giocatori e dirigenti sono contenti di avere te come direttore di gara e uscire dal campo con la soddisfazione di entrambe le squadre”.

“Il mio lavoro all’interno del centro di qualificazione è stato in direzione di una riduzione sostanziale nella differenza numerica tra arbitri uomini e donne. Come conseguenza sicuramente di fattori culturali, assistiamo a uno spaccato della società dove nelle imprese l’ambito decisionale rimane appannaggio degli uomini, ma è anche la tradizione dello sport in sé che dall’inizio ha avuto queste caratteristiche. Quando qualcuna arriva in alto perciò non dico che bisogna agevolarla, ma di certo non ostacolarla. Si dovrebbe metterle in condizione di non dover scegliere tra la famiglia e la carriera; per esempio permettere alle donne di viaggiare con la baby-sitter non mi sembra una pretesa assurda, considerando magari un rimborso per questo tipo di spese; rappresenterebbe un investimento nel caso in cui la persona sia valida e si pensa possa dare qualcosa in più a questo sport”.

Negli ultimi anni la Federazione Internazionale ha promosso il ruolo della donna a livello arbitrale e anche la nostra Federazione Nazionale ha dimostrato attenzione a questo tema. Oggi si comincia a non far più caso al sesso di chi sale sul seggiolone arbitrale, anche se il passaggio culturale è ancora in atto, in un percorso che deve il suo avvio proprio alla nostra Fiammetta.

Previous post

Crisi di mezz'età. Donne che scoppiano, ma forse solo per un po'.

Next post

Diario di una casalinga (quasi) disperata.

Marina Bassano

Marina Bassano

Redattrice