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La osservo… di Matteo Palombo

di Matteo Palombo –

 

“Ti guardo per strada e divento triste perché poi penso che te ne andrai”. Non mi basta mai, come la canzone di Lucio Dalla . La osservo, è mattino presto e le mani sono immobili per il troppo freddo. Penso che avrei bisogno di un paio di guanti, ovviamente abbinati al Borsalino che mi tiene in caldo le idee. La osservo, cammina piano ma decisa, quasi fosse sollevata. Ha un cappellino anche lei, uno di quelli che indosso ad una ragazzina risulterebbe volgare, qui pare un diadema. Pantaloni larghi, scarpe improbabili che forse neanche un pagliaccio del circo. Diamine, e pure è così Lei da essere meravigliosa, impossibile confonderla con ogni altra donna che abiti il cosmo.

Sono dall’altra parte della strada sperando che il suo sguardo possa posarsi anche solo fulmineamente sul mio. Niente, tira dritto! Avrei voglia di fermarla, di domandarle come ci si sente ad essere finalmente libere dopo averlo desiderato tanto, se qualche volta, sull’uscio dell’anima faccia capolino un pizzico di rimpianto. Esce dal bar, sono davanti a lei. La saluto con l’impeto di chi vorrebbe stringerla forte, forte come mai nessuno l’avrebbe potuta stringere. Lei non risponde, non capisco se ascolti musica o parli al telefono.

Interminabili secondi precedono un saluto tiepido, insipido che se fosse stata una portata d’un bistrot l’avrei rimandata in cucina! Sento un profumo inebriante, intenso, un profumo di donna che non si addice a quell’abbigliamento fanciullo. Cerco un contatto, una reazione chimica degli odori, le chiedo se le piace il mio, di profumo. Sento la punta gelida del suo naso attraversarmi il collo, dio quanto avrei desiderato che quell’istante durasse una eternità!

Non faccio in tempo a riaprire gli occhi, a risvegliarmi da quel dolce sogno che lei è già lontana, è già ricordo. Richiudo gli occhi e mi par di sentire Guccini cantare: “Vorrei che oggi restasse oggi senza domani o che domani potesse tendere all’infinito”…

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da un uomo

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